È difficile stabilire con esattezza il numero esatto dei rifugiati e dei richiedenti asilo dell’Unione Europea. Le Nazioni Unite stimano che siano circa 1,7 milioni, ma non tiene conto degli irregolari che rimangono al di fuori delle statistiche perchè clandestini. L’UE ha introdotto alcune regole generali per gestire la questione dei rifugiati, ma la legislazione cambia da paese a paese: alcuni paesi hanno requisiti molto flessibili e offrono rifugio alla maggior parte di coloro che fanno domanda, altri hanno regole più rigide. Di conseguenza i rifugiati scelgono con cura dove conviene fare domanda. Bruxelles ha provato a risolvere questo problema nel 2003 con il Regolamento di Dublino, che dà al paese di ingresso l’onere della gestione della pratica per l’accettazione dei rifugiati, proprio per evitare che i rifugiati facciano domanda in più paesi. Questo provvedimento mette sotto pressione gli stati di confine, dove arriva la maggior parte dei rifugiati: gli Africani arrivano soprattutto a Malta e in Italia, i Siriani e gli Iracheni in Grecia, Bulgaria e Italia, e i Russi (soprattutto Ceceni) in Polonia.
Il Regolamento di Dublino è difficile da far rispettare. In alcuni casi le autorità non fermano i richiedenti asilo ma li lasciano proseguire per altri paesi, per non assumersene l’onere. In altri casi i tribunali locali hanno emesso sentenze che impediscono il trasferimento dei rifugiati verso paesi europei dove le condizioni di vita sono considerate insufficienti. È quanto accade dal 2011 per la Grecia, dopo che la Corte Europea dei Diritti Umani ha emesso una sentenza che denuncia Atene per le condizioni inumane in cui detiene i rifugiati. Altri tribunali europei per ragioni analoghe hanno bloccato i trasferimenti in Italia.
È normale che i rifugiati si muovano all’interno dell’area Schengen e facciano domanda in diversi paesi, aiutati anche da numerose organizzazioni, legali e illegali. In Africa, Medio Oriente ed Europa ci sono enormi organizzazioni criminali che si occupano del traffico di persone.
La maggior parte di coloro che fanno domanda di asilo aspettano anni prima di ricevere risposta – in Grecia e Bulgaria l’iter richiede anche più di due anni. In questo lasso di tempo i rifugiati sono in un limbo in cui non possono lavorare, non hanno accesso allo stato sociale e cercano di sbarcare il lunario chiedendo la carità e lavorando in nero. In caso di mancata accettazione, ai rifugiati viene offerta la possibilità di tornare volontariamente nel proprio paese di origine; dato che spesso non hanno i mezzi per ritornare a casa, in molti casi optano per rimanere in Europa nell’illegalità rischiando di essere espulsi se individuati. La questione delle espulsioni è delicata e complessa, dipende dalle condizioni del paese d’origine: ad esempio la Corte Europea dei Diritti Umani ha bloccato i rimpatri in Iraq per via della violenza etnica, e recentemente ha impedito a Spagna e Svizzera di rispedire i migranti illegali in Africa e in Medio Oriente.
Con l’aumento della disoccupazione in Europa, la questione dell’immigrazione è diventata un problema molto delicato nella maggior parte dei paesi UE, anche per i migranti con cittadinanza europea.
Il Regno Unito hanno annunciato misure per impedire ai cittadini europei di altri paesi il pieno accesso allo stato sociale; alcuni partiti in Francia hanno chiesto di rinegoziare gli accordi di Schengen.
Secondo Eurostat, il numero di domande di asilo in UE è raddoppiato dal 2008 al 2013 (da 226.330 a 435.385). In termini assoluti, paesi ricchi come Germania, Francia e Svezia sono quelli che ricevono il maggior numero di domande (vedere la mappa a lato).
Ma in termini relativi, la situazione è molto diversa. Fra l’ultimo trimestre del 2012 e l’ultimo trimestre del 2013 le domande di asilo sono cresciute del 384% in Bulgaria e del 46% in Germania. Se teniamo conto del numero di domande per abitante, la Svezia è in testa con 5680 domande per milione di abitanti nell’ultimo trimestre del 2013, contro 1575 in Germania e 985 in Francia (seconda mappa a lato).
Senza contare l’aumento dell’immigrazione illegale. Un quarto degli irregolari proviene dalla Siria, dove il conflitto ha scatenato una fuga di massa. Gli altri arrivano da Eritrea, Albania e Afghanistan. Fra il gennaio e aprile di quest’anno si stima che siano arrivati in Europa 42.000 immigrati illegali, quattro volte il numero dello scorso anno.
Considerata la crisi economica, l’aumento dell’immigrazione crea problemi anche di tipo politico nei paesi del Mediterraneo. La Bulgaria e l’Italia chiedono maggiori risorse per affrontare la situazione, ma i paesi del nord si oppongono replicando che devono già sobbarcarsi abbastanza rifugiati. L’UE è comunque più propensa a offrire assistenza finanziaria piuttosto che a ridiscutere l’attuale sistema di regole.
In termini assoluti il numero di rifugiati e richiedenti asilo non è poco significativo rispetto ai migranti per motivi economici. Ad esempio in Germania ci sono 127.000 rifugiati, contro 1,2 milioni di migranti che entrano ogni anno nel paese, soprattutto da altri paesi europei.
Un numero sempre maggiore di elettori crede che gli immigrati mettano a repentaglio l’omogeneità culturale del paese d’origine, rubino il lavoro agli abitanti del posto, abusino dello stato sociale e contribuiscano all’aumento della criminalità. Pur non essendoci dati che confermino questi timori, l’immigrazione è ormai un problema politico molto sentito nei paesi membri dell’UE e la situazione non cambierà in tempi brevi.
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