Avremo presto
il Pubblico Ministero Europeo?

17/07/2014

Nel 2009 il Trattato di Lisbona ha introdotto le basi per istituire l’Ufficio del Pubblico Ministero Europeo. Ora le indagini e i procedimenti giudiziari sulle frodi all’Unione Europea sono a carico delle autorità nazionali; l’UE dispone di un Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode (OLAF), che dipende in gran parte dalla cooperazione degli uffici nazionali.

Dal 2009 sono state fatte diverse proposte di attribuzione di responsabilità e poteri a un Pubblico Ministero Europeo, finché nel luglio 2013 è stata presentata dalla Commissione Europea una proposta legislativa che conferirebbe al Pubblico Ministero Europeo il potere di aprire indagini, perseguire e rinviare a giudizio per crimini contro il bilancio dell’Unione Europea, compreso l’uso improprio di fondi strutturali europei da parte degli stati membri.

L’Ufficio del Pubblico Ministero Europeo avrebbe una struttura decentrata e sarebbe integrato nei sistemi giudiziari nazionali. Un gruppo di pubblici ministeri europei, delegati dai diversi stati, svolgerebbe le inchieste e porterebbe avanti procedimenti in ogni stato membro, usando gli uffici nazionali e applicando la legge nazionale.  Ogni paese dovrebbe avere almeno uno di questi pubblici ministeri, il quale dovrebbe sempre ottenere l’autorizzazione a procedere da un giudice nazionale.

Lo scorso marzo la proposta della Commissione ha ricevuto l’avallo del Parlamento Europeo.

Secondo la Commissione Europea, in certi paesi la giustizia non riesce ad assicurare l’uso trasparente dei fondi.  Bruxelles sostiene che ogni anno spariscono dalle casse dell’Unione circa 500 milioni di euro a causa di pratiche illecite, come la richiesta di finanziare progetti falsi da parte della criminalità organizzata italiana. Nella classifica stilata dall’OLAF Bulgaria e Italia sono i primi paesi per uso fraudolento dei fondi europei, ma non si conoscono le proporzioni esatte del fenomeno.

In alcuni casi, in seguito a una condanna i governi restituiscono il denaro usato impropriamente. In altri, la collusione tra governi locali, gruppi d’affari e criminalità organizzata impedisce che si indaghi in modo appropriato. Bruxelles vuole perciò creare una rete continentale di pubblici ministeri coordinati direttamente dalla Commissione Europea. Questo solleva la controversa questione di quanto l’UE possa interferire nella sovranità nazionale degli stati membri. La Danimarca, l’Irlanda e il Regno Unito hanno già deciso di votare contro la proposta. Altri paesi del Nord Europa hanno espresso il loro scetticismo. La Germania ha sostenuto l’istituzione dell’Ufficio, ma potrebbe incontrare resistenze nell’influente Corte Costituzionale Tedesca, sempre diffidente nei confronti dei progetti che indeboliscono il sistema giudiziario tedesco. L’Italia e la Romania hanno detto di essere favorevoli alla proposta, ma potrebbero cambiare idea al momento di decidere davvero.

I parlamenti nazionali di 14 stati membri hanno espresso le loro preoccupazioni circa la proposta della Commissione, che secondo alcuni è contraria al principio di sussidiarietà, in base al quale l’Unione Europea non deve interferire in questioni che possono essere gestite in modo più efficace a livello nazionale o locale.

Il progetto potrebbe essere ugualmente realizzato attraverso la procedura della “cooperazione rafforzata”, che consente a un numero anche ristretto di stati membri di aderire a un progetto e proseguire il percorso d’integrazione anche se non c’è unanimità.

La proposta potrebbe fare la fine di quella per la tassazione sulle transazioni finanziarie nel Continente. Francia e Germania non riuscirono a creare consenso neppure nel numero minimo di paesi − nove – necessario per proseguire il progetto. 

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