Dopo la caduta di tre governi in soli tre anni, il 5 ottobre in Bulgaria si sono svolte nuove elezioni. Gerb, il partito conservatore dell’ex premier Boyko Borissov, ha conquistato la maggioranza dei voti, ma sarà costretto ad allearsi con uno o più dei molti partiti che comporranno il nuovo frammentato parlamento bulgaro. Qualunque sia la sua composizione, il futuro governo dovrà perseguire una stessa politica estera: mantenersi in equilibrio fra l’UE e la NATO da una parte e la Russia dall’altra.
La Bulgaria è sempre stata povera e debole, circondata da grandi potenze capaci di influenzarne l’evoluzione politica interna. Dal XIV al XIX secolo è stata sotto l’impero ottomano, dopo l’indipendenza del 1870 finì nella sfera d’influenza russa. Nel XX secolo cambiò più volte campo, alleandosi dapprima con Austria e Germania per via di una serie di dispute territoriali con i vicini, e divenendo poi il più fedele satellite di Mosca durante la Guerra Fredda.
Dopo il crollo dell’URSS, la Bulgaria entrò prima nella NATO (2004) e poi nell’UE (2007), alla ricerca di sicurezza e di fondi di cui aveva disperatamente bisogno per rilanciare l’economia. L’Unione Europea è il primo partner commerciale della Bulgaria; fra i suoi primi 10 clienti figurano Germania, Italia, Romania e Grecia. Nel periodo 2014-20 Sofia riceverà 7,6 miliardi di euro per la politica di coesione, 2,3 miliardi per lo sviluppo rurale e 1,5 dal Fondo Sociale Europeo –che sono cifre enormi a fronte di un PIL di 40 miliardi di Euro.
La Bulgaria si avvicinò all’Occidente nel momento di massima debolezza della Russia, ma l’influenza storica, politica e culturale di Mosca non sparì del tutto: buona parte dell’élite economica e politica bulgara intrattiene ancora molti legami con la Russia. Inoltre il paese è totalmente dipendente dal gas russo. La russa LukOil possiede l’unica raffineria del paese, e i turisti russi – 700.000 su un totale di 9 milioni – sono un’importante risorsa, così come gli investimenti russi nel settore industriale e immobiliare.
La Russia ha spesso il sostegno della Bulgaria nelle discussioni con l’Unione Europea su vari argomenti. Ad esempio la Bulgaria propugna il progetto del gasdotto South Stream, che la metterebbe al sicuro dalle conseguenze delle dispute sull’Ucraina e porterebbe investimenti e posti di lavoro nel paese. Bruxelles invece si oppone al South Stream, perché il gasdotto violerebbe il Terzo Pacchetto dell’Energia – che vuole la separazione di produzione, trasporto e distribuzione dell’energia.
La Bulgaria non vuole e non può allontanarsi dall’ UE e dalla NATO. Condivide anche numerosi interessi con Romania e Grecia che, proprio come la Bulgaria, hanno bisogno di diversificare le importazioni di energia e hanno bisogno di investimenti. Ma continuerà a premere sull’UE perché adotti una linea più favorevole a Mosca, e continuerà a sollecitare investimenti e aiuti dalla Russia.
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