L’ascesa di Hitler al potere e l’ideologia nazista

06/10/2014

LA GERMANIA DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE

Alla fine della Prima Guerra Mondiale la Germania era in sfacelo: nessuna gerarchia funzionava, le fazioni armate si combattevano per strada, i soldati si ammutinavano, i reduci non avevano sostentamento. L’impero cadde, sostituito da una Repubblica, la cui costituzione era stata stilata a Weimar.

La nuova Germania si trovò in gravi difficoltà, poiché con il Trattato di Versailles i vincitori le imposero condizioni pesantissime. Innanzitutto, subì pesanti perdite territoriali: l’Alsazia e la Lorena tornarono alla Francia, vennero rettificati i confini con il Belgio e la Danimarca, la Saar divenne un protettorato anglo-francese e la Renania venne occupata militarmente dagli Alleati. Perse territori ancora più consistenti a est e dovette cedere l’impero coloniale alla Gran Bretagna e alla Francia. Vennero poi stabilite condizioni senza precedenti di smilitarizzazione (le forze armate furono ridotte a 100.000 uomini) e fissate ingentissime ‘riparazioni’ o risarcimenti ai vincitori per i danni di guerra. Il Trattato venne percepito dalla Germania come un diktat, un’imposizione. In questa vignetta tedesca del 1919 viene presentato addirittura come una condanna a morte, in cui gli esecutori sono il presidente americano Wilson, quello francese Clemenceau e il primo ministro inglese Lloyd George.

La sconfitta fu resa più dura e incomprensibile perché durante la guerra la propaganda e la censura avevano convinto i Tedeschi che la Germania stesse vincendo. I nazionalisti attribuirono la colpa al “tradimento” di forze interne al paese, individuate tanto nelle personalità che avevano accettato gli accordi di Versailles, quanto in quei Tedeschi − considerati spesso parte di una cospirazione giudaico-marxista − che non avevano sostenuto con fervore il nazionalismo tedesco. Si creò così il mito della «pugnalata alla schiena», il cui radicamento nella società tedesca verrà in seguito ampiamente sfruttato dal partito nazista di Adolf Hitler.

I Tedeschi vissero negli anni ‘20 una condizione di profonda depressione, di paura. Nelle strade si scontravano gruppi armati di social-comunisti e nazionalisti. Si susseguirono rivolte e tentati colpi di stato. Il timore maggiore era quello di una guerra civile generalizzata e della rivoluzione comunista, come quella che aveva preso il potere in Russia nel 1917. Inoltre la situazione economica era drammatica. La svalutazione del marco era tale che nel 1923 un dollaro si scambiava con 4200 milioni di marchi! Il denaro valeva ormai meno della carta straccia, come mostrano queste immagini. Date le condizioni dell’economia tedesca, la crisi mondiale scoppiata nel 1929 colpì la Germania ancora più duramente che altri paesi.

 

HITLER ALLA CONQUISTA DEL POTERE (minuto 4.07)

Fu in questo contesto che Hitler mise a punto la strategia per la conquista del potere. Sebbene il Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi (NSDAP) esistesse già dal 1921, fino al 1930 non ebbe grande fortuna. Hitler propose ai Tedeschi il suo progetto politico con il libro Mein Kampf (“La mia battaglia”), scritto nel 1924 in prigione, dopo una condanna per partecipazione a un tentato colpo di stato. Approfittando della debolezza delle istituzioni della Repubblica di Weimar e del clima venutosi a creare nel paese, Hitler conquistò rapidamente l’appoggio delle classi medie spaventate, impoverite e umiliate, cui promise innanzi tutto «lavoro e pane», mentre ai borghesi e ai tradizionalisti cristiani si presentò come il baluardo della lotta al comunismo, e al principio del Male stesso. Sotto l’egemonia di Hitler la propaganda politica assunse un tono messianico, e Hitler si pose esplicitamente come il capo della lotta del bene contro il male. Questi manifesti elettorali degli anni ’20 presentano già il partito nazista come l’erede della lotta di San Giorgio contro il drago, simbolo del male, o contro il serpente. Attingendo sia all’antigiudaismo cristiano, sia all’antisemitismo politico e sociale di fine ‘800, i nazisti di Hitler raffiguravano il Male come espressione dello spirito ebraico. Il Male è l’Ebreo, ed è l’Ebreo che alimenta tutti i mali del mondo: il comunismo, il capitalismo, le religioni, e tutte le condizioni negative della vita dei Tedeschi.

Nel 1928 Georg Grosz così vedeva Hitler: un agitatore sia per le élite sia per le masse abbrutite, che promette agli uni il soddisfacimento di bisogni materiali e fisici, mentre offre agli altri propaganda trascinante come musica, ma ha il manganello pronto, l’esercito ai suoi piedi e alle spalle l’enorme stivale nero della repressione in cammino.

Uscito di prigione, Hitler ottenne presto il sostegno economico degli industriali, quello politico dei conservatori e quello nazionalista di ufficiali ed ex ufficiali. Con i fondi raccolti, soprattutto dagli industriali, nel 1925 poté ricostituire le disciolte Sturmabteilung o SA, squadre di assalto, un corpo paramilitare che accolse e arruolò reduci e disoccupati. Nel 1930 le SA avevano già 170 000 uomini addestrati, armati e pagati dal partito, comandati da Ernst Roehm. Furono chiamate anche ‘camicie brune’ ed ebbero un ruolo fondamentale nella conquista del potere.

Alle elezioni legislative del settembre 1930 il partito nazionalsocialista passò da 12 a 107 deputati, e divenne il primo partito alle elezioni del 1932. Nelle campagne elettorali vennero largamente sfruttati temi razzisti. Questo manifesto elettorale chiede ai Tedeschi di guardare i volti di chi sostiene Hitler e di chi sostiene il suo rivale Hindeburg, e di scegliere a quale gruppo sentono di appartenere. I sostenitori del rivale hanno volti arrotondati, grassi e molli, sguardi obliqui e per lo più nomi ebraici, mentre i sostenitori di Hitler sono in pose ‘virili’. Le donne non compaiono: nell’ideologia nazista del potere, non hanno ruolo.

A fine gennaio 1933 Hitler venne nominato Cancelliere, a capo di un governo di coalizione. Il mese successivo accusò il Partito Comunista di aver incendiato il Reichstag, il parlamento tedesco, proclamò l’emergenza e impose la legge marziale. Il ‘decreto dell’incendio del Reichstag’ sospese i diritti civili e permise di internare 4000 membri del partito comunista a Dachau, il primo di molti futuri campi di concentramento.

A marzo 1933 si tennero nuove elezioni, alle quali i nazisti – appoggiati dai cattolici e dal Partito tedesco-nazionale − ottennero il 44% dei voti. Con l’intimidazione Hitler fece votare al nuovo parlamento il ‘Decreto dei pieni poteri’. In soli tre mesi dalla prima nomina a cancelliere, ogni istituzione democratica venne abrogata o sottomessa.

Il maresciallo Hermann Goering fondò per Hitler un nuovo corpo di polizia segreta politica, la Gestapo, che si andò a sommare alle Camicie Brune e alle Schutzstaffeln o SS, le ‘squadre di protezione’, scelte fra gli elementi di élite delle SA. Nel 1932 le SS guidate da Heinrich Himmler contavano 52000 membri e avevano già un proprio servizio segreto; nel 1933 assunsero anche il controllo della Gestapo e reclutarono altre centinaia di migliaia di uomini scelti.

 

L’IDEOLOGIA NAZISTA (minuto 10.20)

Hitler dichiarò subito apertamente che non avrebbe mai lasciato il potere. In un discorso ai membri del Partito del febbraio 1933, che è il suo manifesto politico, Hitler espose la sua teoria del potere: chi è dotato di sangue migliore prende il potere, e se lo tiene. A chi ha miglior sangue è richiesto non soltanto di credere, ma soprattutto di combattere, di essere duri, è richiesto di costituire un vero e proprio ordine sacro, basato sul sangue, e questo ordine sarà il fondamento del Reich del Millennio, il reich che trascende gli individui e le generazioni.  

Questi stessi concetti saranno mantenuti in ogni successivo discorso, soprattutto in quelli alla gioventù tedesca, esigendo unità e obbedienza, durezza, spirito di sacrificio in nome dell’eterno corpo vivo della Germania e del suo popolo. Il popolo tedesco per Hitler fu al contempo una continuità indistinta di sangue e di spirito eroico, e un corpo mistico da venerare e adorare. Il culto del popolo per se stesso assunse il tono dei più sacri rituali, con Hitler stesso in funzione di sommo sacerdote, su cui aleggiava la benedizione dello Spirito della Nazione, rappresentato come lo Spirito Santo nell’iconografia cristiana. Ma nello speciale culto nazista, a un tempo nazionalista e millenarista, accanto all’immagine del Salvatore c’era sempre il ricordo della presenza del Nemico eterno, l’Ebreo.

Appena conquistato il potere, il nazismo instaurò un’organizzazione totalitaria, che controllava e indirizzava ogni aspetto della vita delle persone, eliminando idee e comportamenti non conformi all’ideologia nazista, o che potevano rivaleggiare con essa.  A questo scopo venivano utilizzate la disciplina militare e la repressione poliziesca, l’educazione dei giovani all’obbedienza e al sacrificio di sé, la propaganda tramite tutti i mezzi d’informazione e di intrattenimento, campagne definite di ‘sincronizzazione’ della società e di ‘purificazione’ dello spirito e della  biologia del popolo tedesco, limitazioni all’autorità e all’indipendenza del clero.

In cambio il regime nazista dava ai Tedeschi benessere materiale, orgoglio nazionale, senso di appartenenza a una comunità invincibile, spietata ma fortissima, che sapeva superare la paura. Non si può infatti capire come i Tedeschi cadessero così facilmente preda dell’ideologia nazista, se non si mette in conto la loro paura, dopo quindici anni di sconfitte, grande povertà nonostante il duro lavoro, umiliazioni internazionali, guerre intestine. La paura nei Tedeschi fu poi magistralmente coltivata dall’ideologia millenarista del nazismo, che vedeva il Male ovunque e instillava nei giovani l’ineluttabilità del sacrificare la vita in battaglia, rievocando l’ancestrale convinzione che occorra versare sangue per mantenere la vita. La paura nei Tedeschi fu percepita e descritta da diversi scrittori acuti e sensibili. Si legge ad esempio in ‘Kaputt’, scritto durante la guerra dall’italo-tedesco Curzio Malaparte: "Il tema della ‘paura’, della crudeltà tedesca come effetto della paura, era divenuto il tema fondamentale di tutta la mia esperienza….Ciò che muove il tedesco alla crudeltà, agli atti più freddamente, più metodicamente, più scientificamente crudeli, è la paura. “ «…. Hanno paura di tutto e di tutti, ammazzano e distruggono per paura. Non già che temano la morte: nessun tedesco, uomo, donna, vecchio, bambino, teme la morte. E nemmeno hanno paura di soffrire. In un certo senso si può dire che amano il dolore. Ma hanno paura di tutto ciò che è vivo, di tutto ciò che è vivo al di fuori di loro, e anche di tutto ciò che è diverso da loro. Il male di cui soffrono è misterioso. Hanno paura sopra tutto degli esseri deboli, degli inermi, dei malati, delle donne, dei bambini. Hanno paura dei vecchi."

Anche Walt Disney, cui il governo americano nel 1942 chiese di illustrare i tratti peculiari della mentalità dei nemici alle reclute americane che si apprestavano a partire per combattere contro i Tedeschi, evidenziò in loro la paura: paura della propria debolezza, che diventa paura dei deboli e spietatezza verso i deboli.

 

LA PROPAGANDA E IL CONTROLLO DELLE MENTI (minuto 18.07)

Fin dal 13 marzo 1933 Hitler costituì il ministero della propaganda e lo affidò all’abilissimo Joseph Goebbels, che ne fu il capo fino al crollo del regime nel 1945. Goebbels controllava tutti i media e le produzioni cinematografiche del paese, che divennero strumenti fondamentali per veicolare i messaggi nazisti. “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà la realtà”, disse lo stesso Goebbels. Venne subito fatto costruire un apparecchio radio a prezzo bassissimo, fissato dallo stato, e tutti i Tedeschi vennero invitati a comperarlo. In pochi mesi ogni famiglia aveva una radio e ascoltava l’abile e martellante propaganda quotidiana, tesa a condizionare il loro pensiero e la loro vita. Nel 1935 la Germania nazista lanciò la prima televisione pubblica al mondo: la Paul Nipkow a Berlino. Inoltre fin dal 1933 vennero commissionati entusiasmanti ed eleganti film di propaganda alla bravissima regista Leni Riefenstahl.

L’ideologia nazista doveva radicarsi nelle menti dei Tedeschi fin dall’infanzia, dunque particolare attenzione venne prestata ai giovani. Vennero incitati a entrare nella Hitler Jugend (Gioventù hitleriana) e a partecipare costantemente ad attività ginniche e ludiche, volte a cancellare l’individuo e ad alimentare lo spirito di appartenenza e di sacrificio, l’abitudine a obbedire e a prestare servizi di lavoro volontario. Nel 1939, in previsione della guerra, l’arruolamento divenne obbligatorio a 16 anni, nel ‘41 addirittura a 10 anni.

A fine marzo 1933 venne lanciata la grande campagna di gleichschaltung’ cioè di ‘sincronizzazione’, della società, che durò fino al 1937. La campagna mirava ad assumere il controllo totale su ogni individuo, su ogni organizzazione e su ogni aspetto della vita, in modo maniacale, con la scusa di ‘purificare’ la cultura e la società tedesche. Ad aprile 1933 l’Associazione Studentesca proclamò una "azione contro lo spirito non tedesco" a livello nazionale, durante la quale si doveva effettuare la "pulizia" della cultura tedesca usando il fuoco. Il più grande rogo di libri avvenne il 10 maggio 1933 a Berlino. Goebbels tenne un discorso, in cui affermò che i roghi erano il mezzo "per eliminare con le fiamme lo spirito maligno del passato…. L'era dell'intellettualismo ebraico è giunta ormai a una fine.... L'uomo tedesco del futuro non sarà più un uomo fatto di libri, ma un uomo fatto di carattere”.

Nel luglio dello stesso anno venne promulgata la «Legge sulla prevenzione della nascita di prole con malattie ereditarie». Speciali «Tribunali per la sanità ereditaria», formati da due medici e un giudice distrettuale, esaminarono i pazienti nelle case di cura, negli istituti psichiatrici, nelle scuole per disabili, nelle prigioni e nei campi di concentramento per stabilire chi doveva essere sterilizzato, e procedere all’operazione. Questa sorte toccò a 400.000 persone. Guidava il programma Karl Brandt, medico e amico di Hitler. In contemporanea, una campagna di stampa e di filmati instillava nei Tedeschi la convinzione che fosse necessario eliminare malati e disabili, che conducevano “vite indegne di essere vissute”. Nel 1938 si arriverà all’eutanasia dei bambini malati, con iniezioni o semplicemente privandoli di cibo; l’anno successivo si arrivò all’uccisione in camere a gas degli adulti giudicati malati incurabili. Nel 1941 il programma, chiamato T4, fu ufficialmente sospeso per le proteste: erano già state uccise circa 70 000 persone.

Nei primi sei mesi dopo la presa del potere, Hitler organizzò anche l’imbavagliamento e il controllo dei potenziali oppositori. I partiti politici vennero proibiti. Ma le chiese, con la loro struttura consolidata e i loro fedeli, potevano alimentare opposizione al regime; era dunque necessario esercitare il controllo anche su di esse. Già a partire dal 1930 circa il 75% delle chiese luterane tedesche aveva aderito al movimento dei Deutsche Christen, i Cristiani Tedeschi, nazisti e antisemiti, che collaborarono attivamente al processo di ‘sincronizzazione’ dei fedeli al regime. Nel 1934 una minoranza di evangelici luterani costituì invece la cosiddetta ‘Chiesa confessante’, Bekennende Kirche in tedesco, che non condivideva i principi nazisti. Ne fu animatore il teologo e scrittore Dietrich Bonhoeffer, che venne arrestato nel 1943, messo in campo di concentramento e impiccato nel 1945, poco prima del crollo della Germania nazista.

A luglio 1933 la Germania di Hitler stipulò un Concordato con la Chiesa Cattolica. Il Vaticano si illuse che fosse l’inizio di un periodo di collaborazione, utile ad accrescere il potere della Chiesa, perciò autorizzò l’iscrizione dei cattolici al partito nazista e non ostacolò la politica di Hitler, sperando di poterla lentamente condizionare e contenere. I vescovi del paese presero a esser presenti a tutte le cerimonie naziste. Era proprio quello che Hitler voleva, per aver mano libera durante la fase di ‘gleichschaltung’ della società tedesca. Però, di fronte alla continue violazioni del concordato, la Santa Sede prese a protestare per via diplomatica, pur senza arrivare alla rottura. Finché, a marzo del 1937, Pio XI promulgò l’enciclica ‘Mit Brennender Sorge’, ‘con bruciante preoccupazione’, che condannava in chiari termini il culto della razza e dello stato, definendoli "perversioni idolatriche" e dichiarando "folle" il tentativo di imprigionare Dio nei limiti di un solo popolo e di una sola razza. Contrari alla pubblicazione dell’enciclica erano molti membri della Curia, soprattutto il Segretario di Stato Monsignor Pacelli, futuro papa Pio XII, che aveva firmato il Concordato e ammirava la cultura tedesca, il quale non spese mai una parola pubblicamente contro il nazismo nel suo lungo pontificato, né prima né dopo la sconfitta tedesca. In risposta all’enciclica papale, Goebbels avviò una campagna di propaganda contro i preti cattolici, accusati di diffondere la pedofilia. Da allora furono chiuse molte associazioni cattoliche, migliaia di preti furono arrestati, imprigionati o mandati nei campi di concentramento.

 

LA PROPAGANDA CONTRO GLI EBREI (minuto 26.30)

La propaganda che accusava l’Ebreo di malignità, presente fin dai primi passi dell’ascesa nazista, con l’arrivo di Hitler al potere si concretizzò in una serie di misure discriminatorie sempre più gravi. Nell’aprile 1933 iniziò l’epurazione degli Ebrei dagli impieghi pubblici e il boicottaggio organizzato delle loro attività. Comperare dagli Ebrei veniva rappresentato come un pericolo per la salute dei Tedeschi!  A settembre 1935 le leggi di Norimberga tolsero la cittadinanza agli Ebrei, perché non ‘di sangue tedesco’ e vietarono i matrimoni e ogni relazione di natura sessuale tra ebrei e cittadini di sangue tedesco, in quanto “crimini di profanazione razziale”. In questa fotografia del 1935 si vede un uomo accusato di avere avuto una relazione con una donna ebrea; il giovane viene costretto a camminare per la strada portando un cartello con la scritta "Io sono un inquinatore della razza".

Dal 1937 i nazisti ‘purificarono’ anche i musei e la musica. Tra le opere confiscate ne individuarono 650 che esposero in una speciale mostra itinerante di Entartete Kunst’, "Arte degenerata’’, per additare al popolo gli artisti e gli stili ‘inquinanti’.

In pochi anni agli Ebrei venne tolta ogni protezione, la dignità  e  i beni, la possibilità di movimento, di lavoro e di studio. Molte sinagoghe vennero incendiate, molti Ebrei furono vittime di violenze, molti si suicidarono, alcuni riuscirono a emigrare. Secoli di emancipazione vennero cancellati in pochi anni, secondo un processo studiato per condurre espressamente dall’esclusione allo sterminio, attraverso tappe graduali, che diluivano la discriminazione in transizioni quasi impercettibili ai Tedeschi.

A rendere agli occhi dei Tedeschi prima accettabile, poi desiderabile e infine addirittura necessario questo processo di esclusione fu ancora una volta la propaganda. Un ruolo fondamentale nel diffondere la paura e l’odio contro gli Ebrei nelle famiglie tradizionaliste l’ebbe il settimanale Der Stürmer, "L’attaccante", pubblicato dall'editore antisemita Julius Streicher, uno dei primissimi nazisti – compagno di prigionia di Hitler nel 1924 e da allora in poi suo amico personale. Sin dal 1925 la rivista si dedicò quasi esclusivamente a dimostrare che gli Ebrei erano la radice e la causa di ogni male possibile e immaginabile, usando le efficaci caricature del disegnatore Rupprecht.  A questo scopo vennero ripresi tutti i temi dell’antigiudaismo cristiano e dell’antisemitismo sociale. A metà degli anni ’30 la tiratura di Der Stürmer arrivò a sfiorare il mezzo milione di copie; molte venivano affisse in apposite bacheche nelle strade, perché fossero lette anche da chi non comperava la rivista.  Streicher pubblicava anche i libri antisemiti per bambini, illustrati dallo stesso Rupprecht, adottati in molte scuole. Peraltro le lezioni di razzismo antisemita facevano parte del curriculum scolastico, nell’ambito dell’educazione alla scienza. Esemplari della ‘razza semita’ venivano esposti all’osservazione dei coetanei per illustrare i caratteri ‘degenerati’, ad esempio il naso a forma di sei.

Ma a partire dal 1937 la propaganda contro gli Ebrei conobbe una svolta: si diede lentamente preminenza a una propaganda ‘sanitaria’, che presentava l’Ebreo come untermensch, sub-umano, ripugnante perché bacillo, verme, insetto, ragno, polipo, serpente, ma soprattutto topo, da sterminare senza pietà perché costituiva un pericolo biologico, un problema sanitario, che però si poteva affrontare sistematicamente e debellare.   

Se ancora nel 1939 Hitler attribuiva grande potere all’ebraismo internazionale, accusandolo di volere la guerra, che in realtà egli stesso stava per scatenare con l’invasione della Cecoslovacchia e della Polonia, nel 1940, a guerra iniziata, venne preparato e mostrato a tutta la popolazione tedesca − e anche all’estero − il film "Der Ewige Jude", "L’eterno Ebreo". Il film non presentava più l’Ebreo né come il capro espiatorio della tradizione antigiudaica cristiana, né come l’agente del Male, dotato di poteri diabolici, super-uomo malvagio e potente, presentato dalla propaganda antisemita di fine 1800. Lo presentava come un pericolo per la salute, che deve destare ripugnanza, che si deve tener lontano dalle case degli uomini, ma che si può vincere con mezzi ‘sanitari’.  È già l’annuncio dello sterminio fisico di massa, che verrà dettagliatamente organizzato e praticato dal 1942. Lo scopo era evidentemente quello di far sentire i Tedeschi più forti, più determinati nel non aver più nessun contatto con gli Ebrei, e pronti ad ucciderli con distacco, con atteggiamento puramente ‘igienico’. Soltanto quando la guerra iniziò ad andar male, nel 1943, la propaganda nazista riprese a dare la colpa delle sconfitte all’onnipotente Ebreo che manovra le nazioni del mondo.

La propaganda contro gli Ebrei fu così martellante e atroce, che si arrivò alla totale separazione ed esclusione degli Ebrei dalla società, ma per richiesta ‘dal basso’, dalla popolazione stessa, incitata dalla propaganda a ‘far pulizia’ e liberarsi del bacillo ebraico che inquinava le qualità fisiche e spirituali della razza tedesca. Tuttavia gli Ebrei tedeschi non furono sterminati prima della guerra. Sarebbe stato facile farlo, ma la loro presenza era necessaria per la predicazione millenarista nazista: finché c’è il Male, le forze del Bene debbono essere unite e pronte a lottare, pronte a uccidere e morire alla guida del capo redentore. Se il male è vinto, l’ideologia trionfante finisce insieme alla guerra. Ma Hitler voleva la guerra, voleva la conquista d’Europa da parte di un popolo tedesco forte e spietato, invincibile.

 

LA PREPARAZIONE DELLA GUERRA (minuto 34.15)

Nel 1937 il regime nazista aveva ormai una salda presa su ogni aspetto della vita e della società tedesca, e si dedicò all’esterno: stipulò alleanze con il Giappone e con l’Italia fascista, e anche l'Italia iniziò a pianificare la legislazione razziale antiebraica. Nel 1937 Italia e Germania parteciparono insieme alla guerra civile spagnola. Nel 1938 la Germania annesse l’Austria, paese di lingua tedesca, con la giustificazione che ‘un popolo’ deve avere uno stato e un capo, non due. Subito dopo occupò i Sudeti, che erano territorio cecoslovacco, fra l’entusiasmo della popolazione locale di etnia tedesca. Nel 1939 occupò anche Boemia e Moravia e pretese dalla Polonia la restituzione della Posnania e di Danzica, perse nella Prima Guerra Mondiale. Hitler si accordò segretamente con Stalin per la spartizione della Polonia: a settembre la Germania la invase da ovest, l’Unione Sovietica da est, e iniziò la Seconda Guerra Mondiale, che secondo i piani di Hitler doveva portare la Germania a dominare, o come alleati o come nemici, tutti i popoli d'Europa. Noi Italiani, alleati di Hitler, ci affrettammo a occupare l’Albania nel 1939, e invademmo il sud-est della Francia e la Grecia nel 1940.  

 

IL CONCETTO DI NAZIONE DEI TEDESCHI SOTTO HITLER (minuto 36.-23)

Hitler poteva ormai contare su una popolazione tedesca obbediente, unita, forte e spietata, che aveva fatta propria l’ideologia nazista. Il nazismo era vissuto come 'la volontà organizzata della nazione’ che aiuta se stessa, lavorando unita per uno stesso scopo, tirando dalla stessa parte, come un solo corpo, coltivando cameratismo e solidarietà senza differenza di classe, di ruolo e di età.

Dopo anni di crescente benessere economico e sociale, di propaganda martellante e di eliminazione di ogni voce dissenziente, i Tedeschi erano convinti di essere per natura belli, puri di mente e di corpo, di spirito nobile e perciò sempre pronti a combattere, così come a coltivare il suolo e il sangue della nazione.  Erano convinti di dover mantenere la propria purezza di corpo, di spirito e di territorio sopprimendo i deboli al proprio interno ed evitando ogni contagio. Erano convinti che il contagio fosse sempre insieme biologico e spirituale, e che i vettori del contagio fossero gli Ebrei e la loro cultura. Erano convinti che il contagio li potesse raggiungere e colpire proprio attraverso la pietà umana, invenzione ebraica fatta propria dal cristianesimo per rovinare le razze umane.  Erano convinti che Hitler fosse stato inviato dalla provvidenza per salvarli e riportarli alla purezza di costumi dei loro presunti antichi antenati, i Greci di Sparta. Erano convinti che Dio avesse investito i Tedeschi del diritto ‘naturale’ all’impero sull’Europa centrale fin dal crollo di Roma e dalla nascita del Sacro Romano Impero. I Tedeschi non avevano potuto dar pieno seguito all’investitura divina soltanto perché si erano lasciati contaminare da altre razze e culture.

I grandi riti nazisti si svolgevano a Norimberga, in un grandioso complesso costruito in modo che dal grande podio si vedesse in linea d’aria il castello imperiale sulla rocca della vecchia Norimberga, risalente al IX secolo. Il castello fu storicamente l’ultima sede del Sacro Romano Impero, che i nazisti consideravano il primo Reich tedesco. Il secondo era sorto nel 1871, sconfitto nel 1919 perché inquinato e tradito dai non Tedeschi. Il Terzo Reich tedesco, quello nazista, sarebbe durato fino alla fine dei tempi, realizzando il progetto di Dio.

Come ogni altro combattente per la fede del passato e del presente, i Tedeschi non dubitavano che Dio fosse con loro, né che la loro forza di volontà avrebbe trionfato. Non pensavano che le loro azioni – aggressive e spietate - li avrebbero invece portati alla sconfitta, all’ignominia morale e alla distruzione della Germania. E che il processo ai gerarchi nazisti e la loro esecuzione si sarebbero svolti proprio a Norimberga.

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