Continuano i tentativi di produrre energia
da fusione nucleare

20/10/2014

Il 15 ottobre 2013 Tom McGuire, capoprogetto di una divisione segreta della Lockheed Martin Corp., ha annunciato che l’azienda ha fatto passi significativi nella ricerca sui reattori nucleari a fusione. McGuire ha addirittura ventilato l’ipotesi di realizzare un reattore compatto entro i prossimi 10 anni, ma pare una previsione molto ottimistica, date le enormi difficoltà ancora da superare.

A febbraio 2014 gli scienziati del Lawrence Livermore National Laboratory in California hanno pubblicato un rapporto su di un esperimento ripetibile, che per la prima volta documentava un processo di fusione nucleare in cui l’energia creata era certamente maggiore di quella impiegata per l’avvio della fusione stessa.

In Francia l’International Thermonuclear Experimental Reactor, frutto di una collaborazione internazionale, si prevede che inizierà nel 2020 i primi esperimenti con il plasma a scopo di ricerca, non di produzione.

Pare inoltre accertato che l’E-Cat, il congegno inventato da Andrea Rossi, sia davvero in grado di produrre una quantità di calore anomala dovuta a una reazione di fusione nucleare, ma ci sono ancora dubbi sul funzionamento del congegno.

Il progetto della Lockheed Martin dovrebbe risolvere molti problemi grazie a un nuovo sistema di contenimento del plasma, ma anche i più ottimisti non negano che la tecnologia è ancora in fase embrionale e che sono molti gli ostacoli da superare prima di costruire un vero e proprio prototipo.

La fusione nucleare avviene quando due diversi atomi si combinano dando vita a un nuovo elemento. I reattori come quello della Lockheed Martin fondono assieme deuterio e trizio, due isotopi dell’idrogeno, che poi danno vita a un isotopo di elio con rilascio di neutroni. Il rilascio dei neutroni crea energia che surriscalda le pareti del reattore, che alimentano turbine per la generazione di elettricità.

 

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