Pare che l’economia greca stia tornando alla vita, grazie ai prestiti di lunga durata ottenuti dalla troika, cioè dalla BCE, dalla Commissione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. Le banche sono state ricapitalizzate e l’anno fiscale 2013 si è chiuso con un piccolo attivo, per la prima volta dopo trent’anni. Lo scorso aprile la Grecia è tornata a emettere debito sovrano per 4 miliardi di dollari, piazzandolo con un costo inferiore al 5%.
Ma i problemi strutturali non sono stati affrontati: le tasse sono altissime, così come la disoccupazione. Le corrotte e inefficienti burocrazie pubbliche non sono state riformate e le classi professionali continuano a godere di ampi privilegi. Ma dato che l’informazione è controllata proprio dalle burocrazie pubbliche e dai gruppi professionali privilegiati, non può consolidarsi un’opinione pubblica favorevole alle riforme.
Le banche greche, per esempio, spendono molto in spot televisivi e accordano ingenti prestiti ai gruppi editoriali del paese. In cambio il mondo dell’informazione si impegna a non occuparsi troppo delle banche, che rimangono al riparo dell’attenzione mediatica. Quando, nel 2012, la Reuters rese pubbliche gravi accuse di corruzione e familismo nei confronti di Michalis Sallas, politico socialista alla testa della Banca del Pireo, i giornali greci pubblicarono solo la replica di Sallas, senza citare le accuse mosse nei suoi confronti! E lo scorso agosto la maggior parte dei media ha minimizzato la notizia che i magistrati stavano indagando su Georgios Provopoulos, ex dirigente della Banca del Pireo ed ex governatore della Banca Centrale greca.
In Grecia gli albi professionali e i sindacati del pubblico impiego sono ancora potentissimi, condizionano assunzioni e prestazioni, a discapito della popolazione generale. Nel 2010 su 300 deputati 221 venivano dalla professioni privilegiate e dal sindacato del pubblico impiego: era perciò impossibile approvare leggi per abolire o limitare i loro privilegi.
La mobilità sociale in Grecia è bloccata, la disuguaglianza sociale molto elevata. Il 20% dei bambini greci vive in povertà, milioni di persone non hanno assistenza sanitaria, la maggior parte dei disoccupati non ha sussidi di nessun genere. Soltanto i gruppi già privilegiati hanno goduto dei benefici degli aiuti europei, anche grazie alla corruzione diffusa. Ma non sono in programma riforme per rendere la società più mobile e più meritocratica, né per provvedere migliore sanità ed educazione alla massa della popolazione. Lo scontento e il risentimento dei più poveri alimenta partiti politici anti-immigrazione, nazionalisti o addirittura neofascisti, come Alba Dorata o Syriza, anziché alimentare movimenti riformisti e proposte concrete di riforme del sistema burocratico.
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