Europa centrale: i popoli guardano a ovest
i governi a est

27/11/2014

Fra ottobre e novembre manifestazioni e proteste hanno animato le strade di Budapest, Praga, Bratislava e altre città dell’Europa Centrale. Varie le motivazioni, con una prevalenza di malumori per la corruzione interna. I manifestanti hanno anche espresso un po’ ovunque contrarietà a quella che percepiscono come una svolta filorussa nella politica estera del loro Paesi. 

Poiché la crisi ucraina continua, l’intera regione si trova nella difficile situazione di dover bilanciare i legami con l’Occidente con i rapporti economici e politici con Mosca. Emblematico il caso delle sanzioni europee contro la Russia: inizialmente contrari, i governi di Ungheria, Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca alla fine hanno votato a favore delle sanzioni, ma continuano a non applicarle. Le posizioni di questi governi rispetto al Cremlino variano in base al loro grado di dipendenza energetica ed economica dalla Russia. Tutti hanno sempre più difficoltà a mantenere stretti legami sia con l’Unione Europea che con la Russia.

Ungheria

Il 28 ottobre a Budapest circa 100.000 persone − il 6% degli abitanti della città − hanno protestato contro la proposta di tassare l’uso di internet. Due settimane dopo, più di 10.000 persone hanno manifestato a Budapest e in venti altre città ungheresi contro il rifiuto del partito di maggioranza, Fidesz, di rispondere alle accuse di corruzione rivolte ai vertici del partito. Molti manifestanti urlavano slogan e mostravano simboli apertamente critici dei rapporti amichevoli di Fidesz con il Cremlino.

L’Ungheria è un piccolo paese circondato da attori geopolitici molto più potenti. Budapest dipende dalla NATO per la sicurezza, dall’Unione Europea per i fondi e gli investimenti, dalla Russia per l’energia. In politica estera deve dunque agire su tre fronti contemporaneamente, cercando di mantenere saldi i legami con l’Unione Europea e la NATO in quanto membro di entrambi, perseguendo però al contempo relazioni politiche ed economiche sempre più strette con la Russia. Il governo ungherese non soltanto ha espresso perplessità circa le sanzioni imposte dall’Unione Europea all’economia russa, ma ha anche sospeso la fornitura di gas naturale all’Ucraina e si è impegnato pubblicamente a iniziare la costruzione del gasdotto South Stream, guidato dalla Gazprom, che l’Unione Europea sta invece ostacolando. Tuttavia l’Ungheria ha evitato di compiere passi che mettessero a repentaglio la sua appartenenza all’UE o alla NATO.

Fidesz, il partito al governo guidato dal primo ministro Viktor Orban, in primavera ha vinto le elezioni con il 44% dei voti, ma ora le accuse di corruzione e i rapporti di Orban con il Cremlino stanno minando seriamente la sua popolarità.

Repubblica Ceca

Il 17 novembre, in occasione dell’anniversario della Rivoluzione di Velluto, 5.000 persone hanno manifestato contro l’atteggiamento filorusso del governo. Il presidente Milos Zeman, che aveva appena invitato Putin per una vista di stato, è stato il principale bersaglio della protesta, divenendo addirittura oggetto del lancio di uova. Altre manifestazioni antirusse, più modeste, avevano avuto luogo a Praga in seguito dall’abbattimento del volo della Malaysia Airlines, il 17 luglio corso.

La Repubblica Ceca è in gran parte pianeggiante e circondata da montagne poco elevate. Il paese è stato parte del Sacro Romano Impero, dell’Impero Austriaco, e infine della Cecoslovacchia. In quanto membro sia dell’UE che della NATO, la Repubblica Ceca è parte integrante del mondo occidentale. Nel 2013 gli scambi commerciali con la Russia hanno riguardato solo il 3,7% delle esportazioni e il 5,6% delle importazioni. Rispetto all’Ungheria, la Repubblica Ceca è geograficamente più distante dalla Russia e ne dipendente meno dal punto di vista economico, perciò ha un margine di manovra più ampio nella sua politica. Ma sta cercando di mantenere rapporti politici ed economici con Mosca, nonostante le sanzioni imposte dall’UE.

Repubblica Slovacca

Contrariamente a quanto avvenuto in Ungheria e Repubblica Ceca, in Repubblica Slovacca le proteste non riguardavano tanto le scelte di politica estera, quanto piuttosto la corruzione interna. Ma l’opinione pubblica è comunque divisa circa l’atteggiamento da adottare nei confronti della Russia.

La Slovacchia è stata parte del Regno d’Ungheria, dell’Impero Ottomano e dell’Impero Asburgico, è diventata parte della Cecoslovacchia dopo la Prima Guerra Mondiale, se ne è separata nel 1993. Nonostante abbia un territorio montuoso, nel corso della storia è stata invasa più volte da eserciti ostili. Il paese cerca di mantenere relazioni politiche e commerciali strette con tutti i paesi confinanti e con le potenze regionali. La Slovacchia è fortemente integrata nel mercato europeo, perciò nel 2013 il mercato russo ha assorbito solo il 4% delle sue esportazioni. Ma il 10% delle importazioni, inclusa una quantità importante di energia, vengono dalla Russia. Al contrario dell’Ungheria, la Slovacchia ha resistito alle pressioni del Cremlino e non ha interrotto le forniture di gas all’Ucraina

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