Il terrorismo islamista
in Europa

08/01/2015

Gli attentati degli islamisti in Europa sono espressione di cieco odio identitario e ideologico, uno sfregio alle nostre istituzioni e alle nostre libertà. A che scopo? Sicuramente allo scopo di dare sfogo all’odio e al desiderio di potenza che riempie gli animi degli attentatori, ma non solo. Nella strategia del movimento jihadista c’è l’intenzione di forzare le vaste comunità islamiche in Europa a prendere posizione contro i paesi ospitanti. Gli attentati e le reazioni da parte degli stati e delle popolazioni vogliono far sentire alle comunità islamiche in Europa che anche qui, come nelle terre islamiche, è in atto una guerra di civiltà cui non è possibile sottrarsi; e i terroristi contano sul fatto che una larga parte dei musulmani, soprattutto fra i giovani, sceglierà l’identità islamica e rifiuterà la cultura occidentale, finendo col combatterla a viso aperto. Questa è la posta in gioco.

Il terrorismo e la ferocia sono ovunque la forma della guerra civile in atto oggi nel mondo islamico, ed è perciò presente ovunque ci siano comunità islamiche, in qualunque parte del mondo. Dobbiamo essere pronti a dare tutto il nostro sostegno ai musulmani che si dissociano dall’islamismo assassino, ma dobbiamo anche chiedere agli islamici tolleranti e pacifici che abbiano il coraggio di dissociarsi pubblicamente, che non si lascino intimidire. Questo coraggio l’ha avuto l’imam di Drancy, il tunisino Hassen Chalghoumi, che ha dichiarato che i terroristi non sono guerrieri di Allah ma personificazione del male. Questo coraggio e questa lucidità mentale l’ha il presidente al Sisi in Egitto, che ha pubblicamente chiamato i teologi dell’università di al Azhar, cioè gli ulema, a guidare una rivoluzione religiosa con una nuova interpretazione delle scritture. Questo coraggio l’aveva Ahmed Merabet, il poliziotto francese, musulmano, freddato ieri per strada dai terroristi, che col suo lavoro difendeva quotidianamente lo stato laico. 

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