Il mondo sapeva? Le operazioni vennero organizzate con una certa segretezza, ma non tale da nascondere lo sterminio agli occhi del mondo. La decisione dello sterminio era stata annunciata da un discorso di Hitler, il 30 gennaio 1942 Hitler disse alla folla al Palazzo dello Sport a Berlino: “E più questa guerra si diffonde, più si diffonde questa lotta contro il mondo dell'ebreo, ed essi saranno cibo per ogni campo di prigionia, e verrà l'ora in cui il nemico di tutti i tempi o almeno degli ultimi mille anni, avrà finito la sua parte”. Fu l’annuncio dell’assassinio di un popolo intero. Per discutere le modalità tecniche e logistiche il 20 gennaio 1942 si era tenuta la Conferenza di Wannsee, in cui la volontà di “passare al setaccio l’Europa” da ovest a est per deportare tutti gli Ebrei in vista del loro sterminio divenne istruzione operativa per alcune figure chiave del regime. Gli Ebrei già rinchiusi nei ghetti dell’Europa orientale vennero portati nei campi di sterminio per essere uccisi. Nei ghetti dell’est, ormai vuoti, vennero portati gli Ebrei di Germania, Austria, Protettorato e Slovacchia, prima di essere a loro volta portati nel campo di sterminio, appena ci fosse stato posto.
Le tappe dello sterminio furono rigidamente regolate dalla burocrazia tedesca e da quella dei governi alleati dei Tedeschi. Prima occorreva il censimento delle future vittime. L’Italia l’aveva già fatto nel 1938. Seguì la confisca di tutti i beni. Infine, le deportazioni. Dapprima avvenivano le razzie nei quartieri in cui vivevano gli Ebrei, la raccolta in centri di raccolta locali, poi la partenza in carri bestiame verso la Polonia. Le razzie avvenivano in tutti i paesi, man mano che arrivavano i Tedeschi. Da noi iniziarono a ottobre 1943, con la fattiva collaborazione di molti Italiani. Da tutta l’Europa centrale, meridionale e occidentale, “treni speciali” organizzati da Eichmann arrivavano in Polonia, in campi che inghiottivano migliaia e migliaia di persone ogni giorno. Le condizioni degli spostamenti erano talmente disumane che molti morivano già durante il viaggio.
In Polonia molti vedevano e sapevano – e presto ne vennero informati i governi europei. Anche gli Alleati sapevano. Gli Stati Uniti a metà del 1942 avevano una conoscenza abbastanza dettagliata di quanto avveniva nei campi, specie ad Auschwitz, grazie a foto aeree, testimonianze di persone evase e rapporti di agenti del governo polacco in esilio, come Jan Karski, che riuscì a introdursi nel ghetto di Varsavia e a spiegare direttamente al presidente Roosevelt quale fosse la situazione. Ma Roosevelt rifiutò di fare qualcosa di concreto, come bombardare le linee ferroviarie, e dichiarò di voler dare priorità alle azioni per sconfiggere i Tedeschi. Altrettanto fecero gli Inglesi, che chiesero ai media di minimizzare i racconti delle atrocità.
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