Lo scioglimento dei ghiacci del Circolo Polare Artico ha aperto nuove rotte navali e ha reso possibile l'accesso a nuove riserve minerali e di petrolio. La Russia si è già attivata per assicurarsi il controllo della regione. La Russia non vede di buon occhio il Consiglio artico, il forum per le questioni artiche, perché otto membri su cinque fanno parte della NATO.
La presenza di grandi riserve di gas e petrolio nell’Artico potrebbe attirare un flusso di investimenti esteri, che fanno gola alla Russia. Inoltre l’apertura di una nuova rotta commerciale artica dovrebbe portare allo sviluppo di nuove infrastrutture nella Russia settentrionale.
Anche altri paesi artici sono interessati a quelle risorse: in base alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare gli stati artici hanno diritti sulle risorse del sottosuolo fino a 200 miglia dalla loro costa, anche oltre se si tratta della continuazione della loro piattaforma continentale.
In passato le condizioni inospitali dell'ambiente limitavano la competizione fra gli stati, ma ora la situazione è cambiata. La militarizzazione dell'Artico oggi è uno degli obiettivi prioritari dell'esercito russo – insieme all’ammodernamento dell’esercito e all’aumento della presenza in Crimea a e Kaliningrad.
A dicembre 2014 Vladimir Putin ha firmato un nuovo regolamento militare che, per la prima volta, inserisce ufficialmente la regione artica tra le sfere di influenza russe. Nonostante la crisi economica, il Cremlino ha incrementato le spese per la difesa del 20% nel bilancio 2015.
Le basi artiche di epoca sovietica sono state riattivate. La base aerea nell'arcipelago di Novaja Zemlja, recentemente rinnovata, può ospitare caccia di nuova generazione, ed è protetta dal sistema missilistico S400. Qui sarà stanziata parte della flotta settentrionale – che rappresenta i due terzi dell’intera marina russa ed è l’unica al mondo dotata di rompighiaccio a propulsione nucleare. Inoltre Mosca ha annunciato la formazione di un nuovo gruppo di 6000 soldati nell'estremo Nord, composto di due brigate di fanteria motorizzata dislocate rispettivamente nell'area di Murmansk e nella regione autonoma di Yamal-Nenets. Nelle Terre di Francesco Giuseppe (parte di Novaja Zemlja), nell'isola di Wrangel e a Capo Schmidt verranno installati radar e sistemi di teleguida.
Nel 2014 la Russia ha condotto esercitazioni militari nella regione, con un dispiegamento di forze abitualmente riservato a fronti di essenziale importanza strategica. Entro il 2015 la Russia avrà nell’Artico 56 aerei e 122 elicotteri. Lungo la costa artica saranno operative 14 basi aeree. Inoltre ha già istituito un comando strategico unificato per l’area nordica, con il compito di controllare le rotte dalla Cina alla Norvegia. Senza contare che il mare di Barents e la regione baltica sono già sotto la costante sorveglianza dei caccia russi.
La crescente presenza militare russa nella regione mette a disagio i paesi vicini, in particolare la Norvegia, unico altro paese ad avere una presenza militare nel Circolo Polare Artico. La crescente presenza russa rischia di alterare gli equilibri di potere e le rotte commerciali della regione.
La Norvegia sostiene le sanzioni contro la Russia, è parte della NATO e vorrebbe un maggiore coinvolgimento della NATO nell’Artico. Ha recentemente annunciato esercitazioni su larga scala, le maggiori dal 1967, nel Finnmark, territorio sul confine con la Russia.
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