L’Ungheria per la sua posizione dipende dagli aiuti esterni: dipende dalla Russia per le forniture di energia, dall’UE per i fondi strutturali per lo sviluppo e dalla NATO per la propria sicurezza militare.
Si tratta di condizioni comuni, pur se in proporzioni variabili, a tutti i paesi dell’Est Europa e anche a molti altri paesi dell’Unione Europea, il che evidenzia quanto siamo distanti dagli Stati Uniti d’Europa, unica soluzione al declino storico del nostro continente, che le elites europee non osano neppure pensare, tanto meno propugnare ed attuare.
Budapest gioca la propria posizione strategica nell’ambito della guardinga complessità delle relazioni russo-europee in quanto
1) è base logistica necessaria per qualunque possibile operazione della NATO nell’Est europeo;
2) può invertire il flusso del gas nei gasdotti che la uniscono all’Ucraina e alla Russia, e pompare milioni di metri cubi di gas in direzione di Kiev, se i Russi interrompono le forniture dirette all’Ucraina (mappa in testata);
3) può porre il veto all’adozione di nuove sanzioni alla Russia, in quanto membro dell’UE.
Budapest ha bisogno degli investimenti dell’UE per lo sviluppo economico, ma vuole mantenere anche relazioni positive con Russia. Negli ultimi mesi è passata più volte da una parte all’altra della barricata: lo scorso settembre con una scusa poco credibile ha interrotto il flusso di gas all’indietro verso l’Ucraina, lo ha ripristinato a gennaio 2015 per intervento della Merkel, ma a fine gennaio 2015 ha promesso alla Russia una nuova sospensione.
Budapest sostiene anche la costruzione del “Turkish Stream”, un gasdotto che dovrebbe attraversare Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia e Ungheria e rimpiazzare il progetto, ormai abbandonato, del South Stream (mappa a lato, linee tratteggiate).
La posizione dell’Ungheria è ambigua anche sulla questione delle sanzioni alla Russia per l’annessione della Crimea: ha finito per sostenerle, dopo lunghi tentennamenti, ma c’è il rischio che faccia marcia indietro di fronte ai continui corteggiamenti di Mosca.
La politica ungherese non può reggere sul lungo termine, ma sino ad ora ha permesso a questo piccolo paese (10 milioni di abitanti, meno di 100.000 chilometri quadrati di territorio, circa $12.600 di PIL annuo pro capite) di ottenere il massimo dei benefici sia dall’UE sia dalla Russia.
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