Negli USA l’amministrazione Obama considera inaccettabile usare l’espressione ‘terrorismo islamico’. Opinionisti e politici insistono, anche da noi, che i terroristi e i gruppi armati che si danno alla guerra civile non hanno nulla a che vedere con l’islam, perché l’islam è religione di pace. Così non sappiamo come definire e a quale causa attribuire il terrorismo in Occidente, e neppure la barbarie delle guerre civili che insanguinano molti paesi islamici, anche se terroristi e miliziani si auto-proclamano esplicitamente islamici.
Proviamo a fare chiarezza.
L’ Islam è una religione praticata da centinai di milioni di persone al mondo, la stragrande maggioranza delle quali sono ricche di umanità, equilibrate, non violente. Queste persone costituiscono la Umma, la comunità dei fedeli. Certamente è assurdo attribuire la responsabilità del terrorismo o della violenza alla Umma nel suo insieme. Ma quando le persone compiono atti specifici di violenza dichiarando di farlo in nome di una ideologia, occorre pur dar credito alle loro stesse affermazioni. Questa ideologia, che chiamano islam, è più esatto definirla islamismo: cioè la convinzione che la legge islamica o sharia debba coincidere con la legge dello stato, regolare la vita e il comportamento di tutte le persone.
Gli islamisti non vogliono che l’islam sia soltanto una fede che plasma il comportamento morale delle persone, ma vogliono che costituisca anche la base del diritto per tutti, in primis la base del diritto di cittadinanza. Gli islamisti possono ospitare e rispettare gruppi che hanno altre fedi, ma non come cittadini. Per capire meglio, facciamo il parallelo con l’Italia. L’Italia non riconosce il diritto automatico di cittadinanza agli immigrati che la richiedono, però può concederla, e spesso la concede a certe condizioni. Una volta concessa, non la può revocare. Per gli islamisti chi non è islamico non ha diritto di cittadinanza, mai, neppure dopo molte generazioni, neppure dopo secoli di convivenza nello stesso territorio. Chi non è islamico non ha ad esempio diritto a comperare la terra o la casa; può soltanto prenderla in affitto temporaneamente – anche con affitti di lunghissima durata − ma senza mai entrarne legalmente in possesso.
Questa è, per esempio, la base giuridica per il rifiuto del riconoscimento dello stato di Israele da parte dei Palestinesi. Anche i più moderati, i quali riconoscono che gli Israeliani ormai ci sono e che con loro occorre trovare un accomodamento, non accettano che quel territorio sia giuridicamente sotto la sovranità di una nazione non islamica. Oggi Luisa Morgantini ha detto in una trasmissione di Rai3 che i Palestinesi, anche quelli di Hamas, hanno riconosciuto lo stato di Israele, ma è falso. L’Autorità Palestinese della Cisgiordania, laica e ‘moderata’, tratta con Israele e riconosce lo status quo, ma non riconosce la sovranità di Israele, neppure su di una piccolissima porzione di territorio. Se lo facesse i suoi leader verrebbero probabilmente assassinati dai molti islamisti al suo interno, come fu assassinato Sadat in Egitto per aver riconosciuto il diritto di Israele alla sovranità. Basta guardare le bandiere e gli altri simboli usati da tutti i gruppi palestinesi, nessuno escluso, neppure il più ‘moderato’: tutti rappresentano la Palestina come un unico territorio che ingloba Israele, perché quella è per loro tutta terra islamica per diritto divino, anche se temporaneamente ‘occupata’ da altri. Si veda ad esempio la mappa nella parte alta del logo di Hamas, in testata. Nelle scuole palestinesi, anche in quelle dell’ UNWRA, finanziate dalla comunità internazionale, questo viene insegnato ai giovani.
Larga parte della umma è islamista, anche fra coloro che non sono violenti e non nuocciono a nessuno. Quanti? È difficile dirlo, perché gli islamisti sono diffusi in percentuali diverse nei vari stati. Possiamo però sapere quali sono gli stati che hanno governi islamisti, in cui chi non è islamico non ha diritto di cittadinanza, ma è ‘ospite’, anche dopo molte generazioni: i più grandi sono l’Iran e l’Arabia Saudita.
L’obbiettivo dei Fratelli Musulmani, islamisti ‘moderati’ diffusi in tutto il mondo islamico sunnita, è esplicitamente quello di diffondere pacificamente l’islam ovunque con la predicazione, l’educazione e le opere sociali, diventare maggioranza e poi imporre il diritto islamico allo stato. I Fratelli Musulmani vengono considerati ‘moderati’ perché noi interpretiamo come moderazione ideologica una esplicita strategia di conquista graduale della maggioranza con mezzi non violenti, mirata però ad abolire lo stato laico e togliere i diritti civili alle minoranze non islamiche. L’ideologia rimane radicale, la strategia di conquista del potere è prudente (si legga in proposito l'analisi di Valentina Colombo).
Soltanto una piccola percentuale di islamisti diventano violenti, si arruolano nelle milizie islamiste o compiono atti di terrorismo. Sono però molte decine di migliaia nel mondo, sparsi dalla Cecenia alle Filippine, e crescono costantemente da decenni, perché ogni successo sul campo attira nuove schiere di giovani alla violenza. Siamo proprio sicuri che per combatterli basti combattere i violenti, e non sia anche necessario contrastare con ogni mezzo (pacifico) anche e soprattutto l’islamismo?
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