Le valute dei paesi dell’ex Unione Sovietica hanno subito una forte svalutazione negli ultimi mesi.
La Russia e l’Ucraina, impegnate nel conflitto, sono state le più colpite. Il rublo russo ha perso il 43% del suo valore nel 2014 e un ulteriore 11% dall’inizio del 2015. La grivnia ucraina ha perso quasi il 40% del suo valore nel 2015. L’Ucraina è quasi alla bancarotta: le sue riserve in valuta estera non superano i 6 miliardi di dollari e le spese della banca nazionale ammontano a quasi 1 miliardo di dollari al mese.
Ma Russia e Ucraina non sono sole. La svalutazione ha danneggiato anche paesi che producono ed esportano energia, come Azerbaigian, Kazakistan e Turkmenistan, e paesi fortemente integrati nel blocco economico russo, come Bielorussia e Armenia.
Georgia e Moldavia non rientrano in queste categorie, poiché non sono né produttori di energia né membri delle partnership economiche guidate dalla Russia, come l’Unione economica eurasiatica. Entrambi i paesi hanno accordi di libero scambio con l’UE. Ciononostante il lari georgiano ha perso quasi il 30% negli ultimi quattro mesi e il leu moldavo quasi il 20% dall’inizio del 2015. Tale deprezzamento si spiega con il calo delle rimesse inviate dai lavoratori emigrati in Russia. Le rimesse inviate in Moldavia e Georgia sono diminuite rispettivamente del 20% e del 23% rispetto allo scorso anno. Inoltre gli scambi commerciali dei due paesi sono ancora molto orientati verso la Russia, che ha ridotto sostanzialmente le importazioni nel 2014.
Georgia e Moldavia hanno tentato di mitigare il deprezzamento delle valute aumentando i tassi di interesse e vendendo parte delle riserve in valuta estera. L’Unione europea ha fornito a entrambi assistenza finanziaria di modesta entità. Entrambi hanno in programma di aumentare le tasse e di tagliare la spesa pubblica nel 2015.
Georgia e Moldavia sono particolarmente vulnerabili dal punto di vista politico, data la loro instabilità. Entrambe hanno governi deboli, partiti politici frammentati e costantemente divisi fra coloro che vedono con favore l’egemonia della Russia e coloro che invece aspirano a entrare nell’Unione Europa a pieno titolo. Le difficoltà monetarie ed economiche potrebbero sfociare facilmente in crisi politiche e scontri di piazza.
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