Terrorismo in crescita
in Arabia Saudita

23/05/2015

Da alcuni mesi in Arabia Saudita si susseguono attacchi terroristici, non soltanto nelle zone abitate dalla minoranza sciita, dove gesti di ribellione e di sabotaggio sono endemici, ma anche in altre zone del Paese e nella capitale Riad (vedasi mappa) dove ci sono stati attacchi per le strade a stranieri e a poliziotti. 

Il governo ha risposto con un’intensificazione degli arresti, con la creazione di una sezione giudiziaria specializzata in terrorismo e con l’aumento delle condanne a morte: da inizio anno si sono già eseguite 88 decapitazioni. Ma l’attentato suicida del 22 maggio 2015 alla moschea sciita di al-Qudeeh segnala un nuovo tipo di pericolo. Gli attacchi alle moschee sciite sono il segno distintivo dell’ISIS. Gli altri gruppi jihadisti sunniti, inclusa alQaeda, condannano gli attacchi alle moschee, l’ISIS invece in Iraq in Siria e in Yemen ha sempre iniziato il percorso di infiltrazione del territorio e di reclutamento di combattenti con attentati suicidi nelle moschee sciite.

Anche in questo caso l’ISIS ha rivendicato la responsabilità dell’attentato, mentre i servizi di sicurezza sauditi sono molto cauti nell’attribuirne la paternità a qualche gruppo specifico.

L’attentato è avvenuto in una zona sciita dell’Arabia in cui la tensione è sempre molto alta, anche perché vi si trovano i maggiori giacimenti di petrolio del pianeta. Il rischio è che l’attentato alla moschea provochi nella comunità sciita una corsa ad armarsi in difesa, con possibile avvio di una guerra civile anche in quella regione, vitale per l’economia del regno saudita. 

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