Affrontare le crisi finanziarie
per non soccombere alle crisi politiche

29/05/2015

La Grecia è in bancarotta, eppure la sua posizione geografica la rende importante: è ai margini delle regioni tormentate dall’espansione del fondamentalismo islamista, che potrebbe diventare un pericolo anche per i Balcani, è la porta dell’Europa per le genti e le merci provenienti dall’Oriente, è il territorio di transito per la rete di distribuzione del gas nei progetti russo-turchi (Turkish Stream) e nei progetti concordati fra l’Azerbaigian e l’Europa (Southern Corridor).

La Grecia si è già rivolta alla Russia per finanziamenti, e la Russia è politicamente interessata all’alleanza strategica, ma ha poche risorse in questo periodo. Potrebbe però sostenerla fornendole energia a prezzi molto competitivi, o a credito.

Le cancellerie di molte capitali temono anche che la Grecia diventi una fucina di gruppi estremisti di ogni tipo, capaci di infiammare di nuovo i Balcani con guerre civili: è importante evitarlo. Occorre aiutare la Grecia a trovare una soluzione. I Tedeschi in parte sono d’accordo, in parte vogliono fare della Grecia un esempio, non vogliono pagare i debiti altrui. Eppure se la crisi greca dovesse mettere in discussione non soltanto la coesione dell’eurozona, ma l’idea stessa di mercato comune, per la Germania sarebbe un disastro. 

L’Europa e le istituzioni dell’Occidente stanno anche negoziando il sostegno finanziario all’Ucraina. Quest’anno l’Ucraina perderà il 7.5% del PIL e la crisi economica morde il morale della popolazione. A marzo il Fondo Monetario ha concesso 17,4 miliardi di aiuti all’Ucraina, ma il paese avrà bisogno di almeno altri 40 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni. Kiev è l’epicentro del confronto fra la Russia e l’Europa: sostenere l’Ucraina è una questione di importanza strategica, così come lo è sostenere la Grecia – non si tratta di questioni puramente economiche, né è saggio decidere in base a valutazioni puramente moralistiche.

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