Nel paper “Ethiopia: the compelling rise” Cristopher Clapham dell’università di Cambridge e Greg Mills, direttore della Fondazione Brenthurst, spiegano per quali motivi l’Etiopia è oggi uno dei paesi più promettenti in Africa.
Negli ultimi anni l’Etiopia è cresciuta a ritmi elevati e il tasso di povertà è calato dal 45,5% del 1995 al 29,6% del 2010. Come dimostrano le statistiche della Banca Mondiale a lato, l’Etiopia è il paese che cresce più rapidamente in Africa.
La crescita è alimentata per lo più dagli investimenti in infrastrutture necessarie al paese: ferrovie, aeroporti, telecomunicazioni, centrali idroelettriche – come la diga GERD, sul Nilo Blu, la più grande dell’Africa, che dal 2017 dovrebbe produrre circa 6.000 MW. Gli investimenti sono finanziati con le tasse, i prestiti esteri (soprattutto cinesi) e con prestiti sul mercato obbligazionario interno.
Ora l’Etiopia ha bisogno di un maggiore coinvolgimento dei privati per modernizzare l’economia e inserire l’enorme quantità di giovani che ogni anno entrano sul mercato del lavoro. Ecco i fattori che dovrebbero attrarre gli investitori: il costo del lavoro è un decimo di quello cinese; sono state istituite sei zone industriali in regime di sospensione dei dazi di importazione, gli investitori godono di esenzione fiscale per sette anni. Sono misure adottate in passato con successo da altri paesi, inclusa la Cina, per attirare investimenti e know-how dal resto del globo.
La stabilità politica del paese è probabilmente il fattore che maggiormente contribuisce alla crescita etiope. Dal 1991 in poi il Paese ha dedicato tutte le forze allo sviluppo, seguendo l’esempio dei paesi asiatici di successo – in particolare Singapore. Storicamente il paese è sempre stato governato da un sistema imperiale o monarchico fortemente verticistico, ma ha mostrato grande prova di maturità quando, alla morte del leader Meles Zenawi nel 2012, il potere è passato pacificamente nelle mani dell’attuale premier Hailemariam Desalegn.
Le relazioni dell’Etiopia con i paesi vicini non sono sempre serene, in particolare quelle con l’Eritrea, che si separò dall’Etiopia nel 1991, privandola dell’accesso ai porti sul Mar Rosso. Le tensioni, non ancora sopite, sfociarono in una guerra di frontiera fra il 1998 e il 2000. Il porto di Gibuti, controllato e gestito dall’autorità di Abu Dhabi, è invece ormai integrato nell’economia etiope. Recentemente è stata costruita un’autostrada fra Gibuti e Addis Abeba per favorire l’integrazione economica fra i due paesi. L’Etiopia è costantemente alla ricerca di partner che le offrano altri accessi al mare.
L’Etiopia finora è riuscita a prevenire il diffondersi del terrorismo islamista, giocando i clan somali l’uno contro l’altro e creando un cuscinetto di 100 km sul confine con la Somalia, molto ben pattugliato. Un elemento fondamentale favorisce la sicurezza interna: l’esercito gode della fiducia dei cittadini, che non esitano a passare informazioni, sapendo che militari e polizia le utilizzeranno per la loro protezione. A differenza del vicino Kenya, dove per pochi dollari l’esercito è disposto a chiudere un occhio sulle attività terroristiche, il livello di corruzione in Etiopia è molto basso. Non va inoltre scordato che Addis Abeba ha un servizio di intelligence molto integrato nella società, grazie alla formazione ricevuta dalla Germania Est, in appoggio alla giunta militare filosovietica che detenne il potere fino al 1987.
Ma non è tutto rose e fiori: l’Etiopia ha ancora molti problemi da risolvere. In primis, la diffidenza verso gli investitori privati e verso il profitto: l’ideologia dell’attuale governo è ancora di stampo Marxista-Leninista – Meles Zenawi considerava l’Albania come il modello di sviluppo da seguire. Di conseguenza le liberalizzazioni – in economia così come in politica – sono state piuttosto limitate, e l’Etiopia è ancora caratterizzata da una forte presenza dello stato negli affari economici. Questo fattore ha conseguenze dirette sul sistema finanziario del paese: alle banche estere è proibito l’ingresso, le banche locali sono obbligate a investire in debito pubblico e in infrastrutture, perciò la liquidità immessa sul mercato libero è molto scarsa.
L’Etiopia è tuttavia un caso esemplare per l’Africa per la visione chiara dello sviluppo che intende sostenere, per l’alto livello di sicurezza interna e per la buona tenuta della coesione sociale. Si può essere ottimisti per il suo futuro.
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