In Foreign Affairs Mark Blyth (A Pain in the Athens - Why Greece Isn't to Blame for the Crisis) sostiene che la crisi greca ha ben poco a che fare con la Grecia e molto a che fare con l’architettura dell’Eurozona e dei mercati finanziari.
Il PIL greco è appena l’1,7% del PIL annuo dell’Eurozona, il 40% in meno di prima della crisi. Le discussioni sfibranti degli ultimi anni hanno riguardato la concessione di aiuti per 230 miliardi di dollari, di cui 27 miliardi sono stati dati per pagare le spese dello stato greco, oltre 200 sono serviti per pagare i debiti che lo stato greco aveva contratto sul mercato finanziario, vendendo titoli di stato. Oltre 200 miliardi sono dunque stati usati per proteggere le banche e le istituzioni finanziarie europee che avevano incautamente sottoscritto le emissioni di obbligazioni dello stato greco. In cambio la troika e l’Unione Europea hanno imposto condizioni così stringenti che hanno portato l’economia greca al collasso, non a un recupero di competitività e di efficienza. Il ‘salvataggio della Grecia’ non è stato concepito dall’Unione Europea come una specie di piano Marshall per aiutare la Grecia a rimettersi in sesto dopo un periodo di pessima gestione, ma come un piano di salvataggio delle banche europee. È vero che i cittadini greci sono ‘colpevoli’, o meglio responsabili, di aver permesso che il loro stato facesse debiti…. ma quale popolo europeo è senza peccato? La Germania ha devastato l’Europa con la guerra, ma dopo la fine della guerra i Tedeschi non hanno continuato a essere puniti: sono stati aiutati a ricominciare a vivere e lavorare e produrre, con il piano Marshall da parte degli USA, mentre i popoli europei aggrediti – Grecia inclusa – rinunciavano a esigere la massima parte delle compensazioni legalmente dovute per i danni subiti.
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