Nelle negoziazioni fra Europa e Grecia del 12 luglio 2015 la Germania ha proposto che la Grecia uscisse dall’euro: provvisoriamente, per cinque anni − visto che non è previsto che si possa ‘cacciare’ un paese dall’unione monetaria. La Germania ha dichiarato così la sua decisione di non aver interesse alla sopravvivenza dell’unione monetaria europea.
Si è sempre saputo che l’unione monetaria senza unione fiscale e politica non sarebbe potuta durare a lungo, ma gli europeisti hanno sempre pensato che eventuali crisi avrebbero portato a compiere passi avanti verso l’unione, perché l’integrazione europea è nell’interesse di tutti i paesi. Ma lunedì la Germania ha indirettamente – ma apertamente − dichiarato di non considerare né necessaria né conveniente un’unione fiscale e politica con i paesi europei, a condizioni che non sono le sue. Ora gli altri paesi debbono tenere conto di questa dichiarazione e decidere che fare. Altrettanto debbono fare i mercati finanziari.
Dal punto di vista tedesco, la Germania ha perso le sue battaglie politiche in Europa: è stata una sconfitta tedesca la decisione della BCE di ricorrere al quantitative easing, è stata una sconfitta tedesca la decisione della Commissione Europea di accettare che Francia e Italia non rispettassero i parametri di bilancio fissati nel fiscal compact. I contribuenti e i risparmiatori tedeschi sanno che saranno chiamati a pagare, direttamente o indirettamente, il conto di decisioni prese contro la loro volontà dalle istituzioni dell’Unione Europea e ritengono che non è nell’interesse della Germania mantenere l’unione monetaria così come è e pagare per decisioni che non approva. Per il quantitative easing la Germania ha chiesto e ottenuto che i debiti e i crediti delle banche non entrino direttamente nel bilancio della BCE, ma vadano a carico delle banche centrali dei singoli paesi cui le banche appartengono. I paesi dell’eurozona potrebbero perciò uscire dall’unione monetaria in qualunque momento, portandosi dietro i debiti e i crediti in euro di tutti i loro cittadini e di tutte le loro banche, perché i conti con la BCE sono già nettamente divisi stato per stato. La Germania, paese creditore, ha però interesse a far sì che siano gli altri paesi a uscire, se non ce la fanno, lasciando alla Germania l’euro come moneta ‘forte’. L’unione monetaria non fu mai un progetto tedesco: fu un’idea francese (di Jaques Delors) per legare i destini della Germania a quelli della Francia e dell’Europa dopo la fine della guerra fredda. La Germania federale pre-unificazione l’accettò in cambio dell’accettazione europea dell’unificazione delle due Germanie. Allora i governanti europei non capirono che, invece di legare gli interessi della Germania a quelli dell’Europa, l’unione monetaria avrebbe finito col fare dell’Europa un po’ l’ancella, un po’ la palla al piede della possente macchina economica tedesca.
Ora tocca agli altri paesi decidere come affrontare la situazione: se fare il massimo sforzo per rimanere nell’unione monetaria con la Germania, o pianificare l’uscita in modo che risulti poco dolorosa. La Grecia costituirà un esempio: dovrà prendere decisioni in tempi brevissimi, e quelle decisioni produrranno effetti che gli altri paesi europei studieranno con grande attenzione.
Le condizioni imposte dall’Europa (cioè dalla Germania) alla Grecia per concedere ulteriori aiuti sono feroci, sono in aperta violazione della sovranità del paese: requisizione di beni dello stato greco a garanzia dei prestiti, maggiore austerità, conti sotto stretta sorveglianza europea. Sono le condizioni che uno stato vincitore impone a uno stato vinto, o che un impero impone a uno stato vassallo, che le tollera perché costretto con la forza, oppure perché in cambio l’impero garantisce la difesa da nemici esterni – ma non è questo il caso.
La risposta tedesca al risultato del referendum greco forse non poteva essere diversa. Probabilmente non era questo l’esito sperato e voluto dalle élite tedesche impegnate nelle trattative con la Grecia. Ma ora le cose sono andate così ed è stata passata la sottile linea della fiducia e del rispetto fra gli stati d’Europa, è stato evidenziato che l’Unione Europea non è un’unione fra pari. Qualunque sia la risposta immediata dei Greci, pressati dalla necessità, e qualunque siano le dichiarazioni ufficiali dei governi europei, molti governi d’Europa e molti cittadini europei sono tornati a temere la Germania. Molti politici e giornalisti nei paesi mediterranei hanno preso a evocare i ricordi delle invasioni tedesche e della guerra mondiale, mentre in Germania l’opinione pubblica è indignata per l’atteggiamento’ irresponsabile’ dei Greci, ed è spaventata dall’idea di essere derubata dai popoli del sud, visti un po’ come ladri e accattoni.
Forse nessuno l’ha voluto, ma il danno è fatto, una linea di confine fra la fiducia e la sfiducia, la solidarietà e la rivalità, è stata superata. L’unione monetaria non sopravvivrà a lungo, e il processo di integrazione europea arretrerà anziché avanzare.
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