Accordo con l'Iran
che cosa cambia?

19/07/2015

L’opinione pubblica si chiede se l’accordo con l’Iran fermerà davvero il programma di armamento nucleare dell’Iran. Ovviamente la risposta è no, perché le condizioni di sicurezza regionale non sono affatto migliorate, né sono cambiati gli obbiettivi geopolitici che hanno portato l’Iran degli Ayatollah a decidere di darsi armi nucleari. 

Una élite al potere dota di armi nucleari il proprio paese se teme di dover prima o poi affrontare da sola nemici forti, che intendono distruggerla, oppure se crede di dover conquistare territori vicini, strappandoli a nemici potenti, per poter garantire al proprio popolo un futuro migliore. Se non cambia nettamente questa percezione o questa condizione effettiva, o se non cambia l’elite politica al potere, il paese non rinuncia ai suoi programmi, ma può sfruttare a proprio vantaggio le concessioni che il resto del mondo è pronto a fare in cambio di una tregua nella corsa all’armamento. La Corea del Nord è maestra in questo mercanteggiamento da decenni.

Che cosa è cambiato nel caso dell’Iran? E’ cambiata la percezione del rischio da parte degli USA. Avendo deciso che il Medio Oriente e la regione del Golfo Persico non sono più un’area di interesse strategico primario per gli USA, il governo americano sta compiendo tutti i passi necessari per disimpegnarsi e lasciare che gli attori regionali se la vedano fra di loro. Gli USA si accontenteranno d’ora in poi di manovrare opportunisticamente gli attori regionali l’uno contro l’altro per impedire che la regione cada sotto l’influenza di una sola potenza, e che questa potenza possa essere ostile agli USA. L’accordo è la conseguenza di questa nuova posizione americana, che difficilmente verrà ribaltata da successive amministrazioni. Oggi gas e petrolio sono disponibili in grande quantità anche nel continente americano, e il centro propulsore dell’economia (e della cultura e della politica) del mondo ormai non si estende più né attorno al Mediterraneo, come nel mondo antico, né attorno all’Atlantico, come per tutto il periodo della storia moderna sino a 15 anni fa, ma attorno alle sponde del Pacifico. E’ un cambiamento davvero epocale, che facciamo fatica a vedere e a capire in tutte le sue probabili conseguenze.

Ed è comprensibile l’ira, la paura e il dolore di Israele per l’abbandono da parte degli USA. Ora Israele è solo, esposto alle manovre di vicini che faranno a gara per farsi campioni della sua distruzione, al fine di mobilitare e trascinare le masse arabe in una ‘guerra santa’ che faccia dimenticare le divisioni interne e l’attuale situazione di guerra civile generalizzata. E facile prevedere che Turchia e Iran ricorreranno al tema della guerra santa contro Israele nel disputarsi l’egemonia sulla ex-Siria. Israele deve ora costruirsi una rete di alleanze e di protezioni nuove, per sperare di sopravvivere. Si apre un periodo estremamente difficile non soltanto per Israele, ma anche per i paesi del Medio Oriente e del Mediterraneo in generale, inclusi quelli che, come noi, sembrano esserne scarsamente consapevoli.

Lascia un commento

Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!

Accedi

Non sei ancora registrato?

Registrati

I vostri commenti

Per questo articolo non sono presenti commenti.