Riprendono le trattative sul Nagorno-Karabakh?

24/09/2015

I paesi del Caucaso sono una serie di enclave chiuse non soltanto nelle loro alte valli, ma anche nei ricordi di rivalità reciproche che si trascinano da millenni. Chi visita oggi l’Armenia o la Georgia si imbatte facilmente in persone che discutono di eventi accaduti sotto l’Impero Romano d’Oriente, nei primi secoli del cristianesimo, accalorandosi ancora.

Negli ultimi secoli sul Caucaso gravitano tre potenze: la Russia, l’impero Ottomano di cui i Turchi raccolgono l’eredità, e la Persia, oggi Iran.

Un conflitto apparentemente insanabile e per noi poco noto è quello fra Armenia e Azerbaigian per il Nagorno-Karabakh, che sfociò in una guerra armata dal 1988 al 1994. Armenia e Azerbaigian, che furono entrambe repubbliche sovietiche fino a metà degli anni ’90, continuano a rivendicare la regione come propria. Russia, Turchia e Iran sono ufficialmente neutrali nel conflitto, ma i Russi simpatizzano per gli Armeni, che sono Cristiani, i Turchi invece simpatizzano per gli Azeri, che sono musulmani, tant’è vero che nel 1993 la Turchia accusò l’Armenia di crimini contro l’umanità e chiuse le frontiere con l’Armenia. Ancora oggi non c’è alcun rapporto di nessun genere fra Turchia e Armenia, le strade sono bloccate al confine. Gli Azeri hanno ottimi rapporti con la Turchia e buoni rapporti con l’Iran, ma temono molto l’espansionismo iraniano, perciò preferiscono rimanerne il più indipendenti possibile. L’Azerbaigian ha grandissime risorse petrolifere proprie e può permettersi il lusso di una politica indipendente.

Oggi il conflitto del Nagorno Karabakh è congelato. La regione è rimasta in mano agli Armeni, ma il conflitto è sempre latente e le rivendicazioni azere non sono cessate. È una situazione simile a quella fra Israele-Palestina, anche se i nostri giornali non ne parlano.

Oggi sembra che i Russi intendano pacificare il Medio Oriente, ponendosi non soltanto come mediatori, ma anche come agenti direttamente interessati alla costa siriana, con armi e uomini in suolo siriano. In questo contesto di pacificazione della regione i Russi premono per la ripresa di negoziati fra Armenia e Azerbaigian. I Russi hanno una base militare in Armenia, con oltre 5000 uomini. Si tratta di una base strategicamente importante per sorvegliare sia l’Iraq e l’Iran, sia i paesi del Caucaso. Gli Armeni hanno accettato la richiesta russa di riprendere le trattative. L’Azerbaigian non ha ancora risposto. Gli Azeri hanno rafforzato molto l’esercito, per cui oggi potrebbero vincere facilmente una nuova guerra con l’Armenia, ma non intendono scontrarsi con i Russi. Vorrebbero anzi mettersi sotto l’ombrello militare russo, al sicuro dalla ambizioni egemoniche dell’Iran e della Turchia, tant’è vero che hanno fatto sapere di essere disposti ad accettare basi militari russe sul loro territorio. I Russi sono molto interessati ad avere ottimi rapporti con l’Azerbaigian per sviluppare insieme nuovi oleodotti e mantenere il controllo del mercato dell’energia anche nella regione attorno al mar Caspio.

I Russi potrebbero essere davvero in grado di fungere con successo da mediatori, visto che entrambe le parti hanno bisogno del sostegno della Russia, e la Russia vuole l’egemonia su entrambe le parti.  

I Russi premono per la ripresa di negoziati fra Azerbaigian e Armenia, dove hanno una base militare strategicamente importante per sorvegliare sia l’Iraq e l’Iran, sia i paesi del Caucaso.

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