Dopo anni di guerra civile, repressione militare, occupazione straniera e regime di partito unico, le elezioni di luglio 2013 sembrarono un punto di svolta in Cambogia, perché il CPP (Cambodian Peoples’s Party) di Hun Sen perse circa un quarto dei seggi all’Assemblea Nazionale. Nei mesi successivi decine di migliaia di Cambogiani, guidati dal CNRP (Cambodian National Rescue Party) scesero nelle strade per chiedere le dimissioni di Hun Sen, ininterrottamente al potere da 30 anni, nonostante le sue origini politiche ‘scomode’. Ma le dimostrazioni vennero duramente represse.
Hun Sen iniziò la carriera come comandante dei Khmer Rossi, i guerriglieri comunisti che, al comando di Pol Pot, presero il controllo totale del paese nel 1975, avviando la deportazione e il massacro di tutta la popolazione residente nelle città. Un quarto della popolazione cambogiana venne sterminata dal proprio governo fra il 1975 e il 1979. In quegli anni Hun Sen prese le distanze da Pol Pot, fino a disertare. Quando i Vietnamiti, nemici storici della Cambogia, invasero il paese e rovesciarono il regime, Hun Sen ricoprì ruoli di potere nel nuovo governo sostenuto dal Vietnam.
Hun Sen rimase al potere anche dopo le elezioni del 1993, vinte dal partito monarchico, quando la speranza di una democrazia multipartitica si fece largo sullo scenario politico cambogiano. Ottenne la posizione di vice-Primo Ministro, ma nel 1997 organizzò un colpo di stato e assunse i pieni poteri. In quel periodo i Khmer Rossi stavano ancora combattendo una sorta di guerriglia, ma il movimento si stava disgregando. Hun Sen accelerò il processo sia con azioni militari, sia con l’offerta di clemenza e protezione a chi si dissociava. Così Hun Sen riuscì a eliminare gli oppositori e crearsi anche la fama di grande pacificatore, fautore della riconciliazione nazionale.
Nel decennio successivo Hun Sen consolidò il suo potere. Marginalizzò le fazioni rivali all'interno del CPP, portò i monarchici all’interno di una coalizione e poi li emarginò, riuscì a manovrare la famiglia reale. Nel 2004 il vecchio re Norodom Sihanouk, molto amato per il ruolo giocato sin dal 1961 in difesa della pacificazione e degli interessi nazionali della Cambogia, abdicò in favore del figlio, che si dimostrò piuttosto incapace, lasciando il paese totalmente in mano a Hun Sen. Hun Sen continuò a governare usando persuasione e intimidazione, corruzione e cooptazione, emarginazione e neutralizzazione degli avversari politici.
Nel 2001 fu istituito il Tribunale speciale della Cambogia per la persecuzione di crimini commessi durante il periodo della Kampuchea (Cambogia) Democratica, più noto col nome di Tribunale speciale per i Khmer Rossi, con l’appoggio dell’ONU. Nel 2009 ha iniziato a processare alcuni comandanti dei Khmer Rossi, ma senza dar fastidio a quelli entrati nel governo di Hun Sen.
Negli ultimi anni la Cambogia ha visto una rapida crescita economica: tra il 1993 e il 2013 il tasso di crescita medio annuale della Cambogia è stato del 7,7%, il tasso di povertà è calato vistosamente. Ma la crescita ha portato alla concentrazione della ricchezza nelle mani di alcune grandi società e a maggiori opportunità di corruzione e di profitti illeciti. Si stima che circa 700.000 Cambogiani siano stati danneggiati dall’esproprio dei terreni che il governo ha operato a favore dei progetti di grandi società.
Il governo di Hun Sen è spesso aspramente criticato da organizzazioni per la tutela dei diritti umani. Ciò è dovuto in parte al fatto che la presenza dell’ONU in Cambogia fin dagli anni ’90 ha favorito la proliferazione di ONG e la creazione di mezzi di informazione in lingua straniera, che invece non sono possibili in paesi vicini, almeno altrettanto dittatoriali e oppressivi, come il Laos, di cui nessuno parla.
Hun Sen ha creato in Cambogia un anomalo regime composito, una specie di chimera politica in cui si sommano elementi del vecchio comunismo, capitalismo clientelare, paternalismo neofeudale e monarchia di diritto divino. Il CPP, come altri partiti comunisti sopravvissuti alla Guerra Fredda, fa coincidere il suo apparato con quello dello Stato, perciò controlla burocrazia, giustizia, forze di sicurezza e mezzi di informazione. Il partito si ammanta di segretezza, agisce in maniera paranoica, gestisce l’economia su basi predatorie e clientelari, ed è espressione di uno stato che concede o nega alla popolazione scuole, ospedali, strade come se fossero favori, piuttosto che beni pubblici.
Le elezioni del 2013 sono state le più libere nella storia della Cambogia, anche se costellate di irregolarità. Erano in lista otto partiti: oltre a quello del presidente, il più importante era il CNRP, creato l’anno prima in occasione di elezioni locali. Più che un programma quello del CNRP era un elenco di desideri (prezzi del gas più bassi, assistenza sanitaria gratuita per i più poveri, ecc.). Anche il CNRP tratta i sostenitori in modo strumentalmente paternalistico, seguendo una logica improntata più alla manipolazione che all’emancipazione. Pratica una forma di resistenza non violenta che invece di accusare il governo per gli abusi finisce con il piegarsi e lasciarsi cooptare.
Il capo del CNRP è Sam Rainsy, tornato nel 2012 da quattro anni di esilio volontario. Il partito CNRP al suo primo apparire sulla scena nazionale ha subito raccolto una grande quantità di consensi, anche perché nel 2013 ben un milione di persone votava per la prima volta: giovani che non avevano memoria della guerra e dello sterminio, perciò meno sensibili alla garanzia di stabilità incarnata da Hun Sen. Il CNRP punta su due argomenti chiave: la condanna dell’aumento delle disuguaglianze e dell’impunità per i ricchi e il diffuso sentimento nazionalista anti vietnamita. Il CPP di Hun Sen invece presenta abitualmente il Vietnam come il salvatore della Cambogia, scontrandosi con l’opinione di buona parte dei Cambogiani.
A dicembre 2013 il CNRP riuscì a organizzare un grande sciopero e una manifestazione in cui per la prima volta i lavoratori cambogiani scesero in piazza in massa, ottenendo l’innalzamento del salario minimo. In occasione di un’altra protesta, però, il governo impiegò gruppi paramilitari che spararono sulla folla, facendo cinque vittime. Ne risultò una situazione di tensione e stallo, che terminò con un accordo: i membri del CNRP che erano stati arrestati sarebbero stati rilasciati e tutti avrebbero preso posto in Parlamento. Fu l’inizio della cosiddetta “cultura del dialogo”. Una vera e propria lezione di pragmatismo, che però ha deluso gli elettori che speravano in un cambiamento. Da allora il Parlamento ha approvato alcune leggi che le ONG hanno condannato perché lesive dei diritti della società civile e dei sindacati, ma che il partito d’opposizione non ha contrastato con fermezza. Hun Sen è riuscito ancora una volta a volgere la situazione a suo favore.
La strategia di sviluppo economico di Hun Sen ricalca fedelmente quella della Cina: operare riforme selettive che permettano al pese l’integrazione finanziaria ed economica con gli altri paesi, senza perdere il controllo all’interno. Come la Cina, la Cambogia ha creato una serie di ‘zone economiche speciali’ in cui gli investimenti stranieri creano gradi complessi manifatturieri che utilizzano la mano d’opera cambogiana a basso costo. Ora però mancano le infrastrutture logistiche necessarie per un rapido sviluppo, e il governo cerca di attirare investimenti dall’estero per costruirle. Il maggiore investitore straniero in Cambogia è la Cina, che intende integrare in pieno le economie dei paesi del Sud est asiatico con la propria economia.
La Cambogia è membro dell’ASEAN (Association of Southeast Asian Nations), che promuove e pianifica lo sviluppo di un mercato comune e di infrastrutture logistiche, fra cui grandi ferrovie, che di solito vengono finanziate e costruite dalla Cina (mappa a lato). La Cina ha anche costruito oltre 1500 chilometri di strade in Cambogia negli ultimi anni, e una diga con relativo impianto idroelettrico. Anche il Vietnam collabora a costruire infrastrutture comuni. Gli Stati Uniti in Cambogia hanno investito soprattutto in manifatture di abbigliamento. Coreani e Giapponesi invece investono in campo agricolo, per produrre riso e cereali. La Corea è anche la piazza finanziaria su cui vengono venduti e comperati quasi tutti i prodotti finanziari cambogiani.
Un’industria che ha grandi possibilità di sviluppo in Cambogia è il turismo. Il Paese è un paradiso tropicale che racchiude grandi tesori archeologici.
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