Dal 2000 al 2013 il Kazakistan ha visto crescere il PIL dell’8.4% all’anno, grazie allo sfruttamento delle sue enormi risorse energetiche. Ma il basso prezzo del petrolio del 2014 e 2015 sta ora creando difficoltà per il budget dello stato non soltanto ai Kazaki ma anche agli altri paesi dell’Asia Centrale, che esportano tutti energia.
Quest’anno il PIL kazako crescerà soltanto dell’1%. Il governo ha proposto un vasto programma di privatizzazioni per attirare investimenti stranieri, ma per ora con scarso successo. Anche la produzione di petrolio è diminuita, perché è diminuita la domanda globale (grafico cliccabile a lato).
Un altro problema è la svalutazione della moneta locale, il tenge, a causa dell’eccesso di spesa pubblica rispetto alle entrate e del calo della produzione industriale e delle esportazioni, come conseguenza della contrazione dell’economia russa. La Russia è il principale partner commerciale del Kazakistan, perciò la crisi della Russia russa si ripercuote sull’economia kazaka, come su quella degli altri paesi dell’Asia centrale. Il governo si è opposto a lungo alla svalutazione del tenge, che fino ad agosto era ancorato al dollaro, e ha bruciato riserve per 28 miliardi di dollari per difenderne il cambio. Da agosto il tenge ha perso il 40% del valore e ci sia spetta che continui a cadere.
Molte aziende sono fallite nel 2015 e molte ne falliranno nel 2016 – mentre la spesa pubblica si contrarrà. L’azienda di stato per il gas, KazMunaiGas , procederà a una ristrutturazione delle consociate, che passeranno da 206 a 75, e cercherà di privatizzare il 51% delle raffinerie, della rete di distribuzione del gas e delle proprietà internazionali. Poiché era in crisi di liquidità, l’azienda ha già dovuto ricorrere a un prestito statale di 4,7 miliardi di dollari per far fronte ai suoi impegni. La Samruk-Kazyna, che gestisce il fondo sovrano del governo kazako, ha annunciato la chiusura di tutte le sue sedi all’estero, eccetto quelle di Mosca, Londra e Pechino.
Il governo ha approvato nuove leggi che permettono alle aziende di licenziare e di ridurre i salari. La disoccupazione nel settore energetico è attualmente del 31%! Il rimanente 69% degli addetti ha subito una decurtazione degli stipendi di quasi il 50%. Si temono dimostrazioni violente come quelle del 2011, e un aumento della radicalizzazione politica.
Il presidente Nazarbayev ha offerto personalmente agli investitori stranieri un piano di privatizzazione dei beni pubblici durante le ultime visite di stato a Londra, Parigi e Doha. Ma dal 2011 a oggi il governo ha cambiato cinque volte la legge sugli investimenti stranieri, facendosi una pessima fama. Gli investitori temono che la legge possa essere continuamente cambiata a loro sfavore. Inoltre la Borsa dei titoli di Astana ancora non funziona, sarà difficile che riesca a gestire la gran mole di privatizzazioni previste.
Il Kazakistan ha chiesto di entrare nel WTO, ma per ora ne è ancora fuori, e anche questa esclusione scoraggia l’interesse e la fiducia degli investitori internazionali.
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