Siria, dicembre 2015

26/12/2015

Mentre sui cieli di Siria c’è un affollamento di aerei e di droni di più paesi, nessun paese terzo vuole essere coinvolto nei combattimenti sul terreno, nella conquista di territorio. La Turchia sarebbe disposta a inviare soldati in Siria, ma nessuno li vuole: tutti temono che abbia ambizioni neo-imperiali e che intenda entrare in territorio siriano per non lasciarlo più. I più timorosi della presenza turca sono i Curdi, oltre al governo di Assad. 

Ora i Sauditi hanno dato l’annuncio della creazione di una nuova coalizione militare islamica, aperta alla partecipazione dei 34 paesi islamici non sciiti, che potrebbe effettuare un intervento via terra in Siria contro l’ISIS, se ci fosse l’avallo internazionale. Malesia, Indonesia e Pakistan hanno subito declinato l’invito. L’Iran, che ha un numero ingente di uomini e di armi sul terreno in Siria, ha ribadito che qualunque intervento può avvenire soltanto su richiesta del governo siriano, cioè in aiuto ad Assad. La Giordania e l’Egitto, che ricevono ingenti aiuti dall’Arabia Saudita, senza i quali non riuscirebbero a sopravvivere, non possono rifiutare l’invito dei Sauditi, ma sarà ben difficile che inviino truppe in Siria. I governi di Egitto e Giordania temono grandemente gli islamisti, che rappresentano un pericolo anche per la stabilità dei loro stati, perciò si augurano che Assad rimanga al potere e riporti l’ordine in Siria, ma non possono dichiararlo pubblicamente. L’Egitto in questo periodo sta rafforzando i rapporti economici e militari con la Russia, con grande disappunto dei Sauditi e dei Turchi, che vorrebbero averlo alleato contro la Russia, contro Assad, contro l’Iran. La Giordania cerca di barcamenarsi − nominalmente è a favore dell’Esercito Libero Siriano, cioè dei ribelli laici, non islamisti.

Dunque mentre sulla carta si moltiplicano le forze anti-ISIS, sul terreno nessuno agisce

La situazione sul terreno oggi è quella rappresentata nella mappa a fianco: rispetto allo scorso settembre, l’esercito di Assad ha rafforzato le posizioni attorno ad Aleppo, con l’aiuto dei bombardamenti russi sulle forze ribelli. Però il fatto che i Russi controllino la costa siriana ha sventato il tentativo dell’ISIS di aprirsi un corridoio fino al Mediterraneo.

Altrove la situazione è stazionaria: largo tratto della frontiera fra Siria e Turchia è sempre controllato dall’ISIS, che attraverso quella frontiera riceve ogni giorno rifornimenti e uomini, vende petrolio, incassa denaro. 

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