E il mondo attende, in ansia...

23/01/2016

Il mondo è malato. Nel corso del 2015 la Cina ha visto la fuga di 676 miliardi di dollari. È un fenomeno estremamente preoccupante, anche se le riserve cinesi sono ancora imponenti. La fuga rallenterà, si fermerà, o continuerà e travolgerà il progetto di riforma del sistema economico attualmente in atto? L’economia reale cinese è ancora in crescita, la possibilità di sviluppare i consumi interni è enorme, le materie prime di cui la Cina ha bisogno costano oggi pochissimo. Eppure l’ondata di panico destabilizza la finanza cinese e contagia la finanza globale, in modo assolutamente irrazionale.

I paesi la cui ricchezza è costituita essenzialmente di materie prime, soprattutto petrolio e gas, sono invece travolti dal crollo del prezzo dell’energia, che dimezza la loro capacità di spesa. I paesi esportatori di petrolio debbono ricorrere alle riserve accumulate per poter pagare le spese dello stato, le popolazioni sono ridotte in povertà dall’iperinflazione, mentre la disoccupazione aumenta.

La situazione dell’Europa è precaria. Che succederà in primavera, quando tornerà il grande flusso di profughi e di migranti dalle coste sud del Mediterraneo? L’Unione troverà la coesione necessaria per affrontare il problema con una politica condivisa, o si sfalderà?

L’economia dell’Eurozona continua a essere soffocata da alti tassi di disoccupazione e bassissimi tassi di sviluppo, nonostante il quantitative easing massiccio promosso dalla BCE. È la prova lampante che la politica monetaria da sola non ha sufficiente peso sull’economia reale, se non è accompagnata da politiche fiscali, industriali e sociali coerenti, che l’Unione Europea non ha, perché non è un’unione politica.

Poi c’è l’aspetto psicologico, il ‘sentiment’, cioè le aspettative dei cittadini che lavorano, consumano, risparmiano. Quando le aspettative sono positive, le persone intraprendono, agiscono, osano, creano – e spendono. Quando le aspettative sono negative, le persone non fanno cambiamenti, non creano nuove attività, non si avventurano, non spendono. L’andamento isterico delle borse mondiali dal 2008 in poi indica un’opinione pubblica altrettanto isterica, pronta alla disperazione o all’euforia in base a parole pronunciate in qualche angolo di mondo, o alla pubblicazione di un indice numerico, o una notizia in sé di peso trascurabile. L’Italia è di nuovo vittima dell’ultima ondata di paura e di speculazione, come nel 2011-12. Allora sotto attacco erano i titoli di stato dell’Italia, ora sono le sue banche, che sono sicuramente in situazione difficile, ma non drammatica. Ma il panico può travolgerle, se l’ondata di vendita dei titoli bancari continua, togliendo alle banche i capitali.

In Medio Oriente si prepara un coinvolgimento militare più importante anche da parte dei paesi europei, Italia inclusa, in uno scenario complesso e instabile in cui non si capisce chi sia il nemico e chi siano gli alleati.

Auguri al mondo, e auguri a noi di capire abbastanza chiaramente gli eventi da riuscire a non venirne travolti senza preavviso. 

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