Il nuovo presidente argentino Macrì, in carica dallo scorso dicembre, sta cambiando il corso della politica economica dei governi precedenti, che ha portato il paese di nuovo sull’orlo del default.
Ha abolito le tasse sull’export di prodotti agricoli e il controllo sui movimenti di capitale, ha iniziato a tagliare i sussidi sui prezzi dell’elettricità, del gas e dei cibo. L’inflazione si sta già riducendo. Ma mentre i risultati negativi sul potere di spesa della parte più povera della popolazione si sentono subito, gli effetti positivi delle misure intraprese sono lenti a mostrarsi, hanno bisogno di tempo.
L’Argentina ha anche riaperto i negoziati con i creditori a fronte del default del 2001. Un accordo è essenziale per conquistare la fiducia degli operatori finanziari e riaprire all’Argentina l’accesso al mercato internazionale dei capitali.
L’attuale stasi economica globale non aiuterà l’Argentina a riprendersi. L’Argentina esporta fondamentalmente prodotti agricoli. Così per far cassa e finanziare il grande debito pubblico i precedenti governi avevano imposto tasse sulle esportazioni agricole! Esportava anche petrolio, ma la mancanza decennale di investimenti e la mala gestione hanno ridotto talmente la produttività degli impianti, che l’Argentina è diventata un importatore netto di petrolio.
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