Israele, la politica degli aiuti USA e la Turchia

04/03/2016

Da due anni Israele si oppone con grande forza alla fornitura di aerei americani da combattimento e da ricognizione al Qatar, grande sostenitore e finanziatore di Hamas e in generale dei Fratelli Musulmani. Per timore di forniture indirette, si oppone anche alle forniture degli stessi aerei agli Emirati Arabi Uniti e al Kuwait. La cosa mette in grande imbarazzo l’amministrazione americana, che non vuole dover scegliere fra gli alleati del Golfo e l’alleato Israele, tanto meno vuole permettere che a fornire aerei militari ai paesi del Golfo siano i Russi.

I paesi del Golfo hanno speso centinaia di miliardi negli ultimi anni per potenziare e ammodernare la loro aviazione militare, con grande allarme di Israele, che è dotato degli stessi aerei, ma non ha più significativi vantaggi nel controllo dei cieli. Le consegne degli aerei a fronte dei contratti dei paesi del Golfo con gli Stati Uniti sono in stato di sospensione da un paio d’anni, e ad approfittarne sono stati i Francesi, che hanno fornito 28 aerei militari al Kuwait e 24 al Qatar. I paesi del Golfo sono sempre più preoccupati dalla possibile perdita di sostegno da parte degli USA, soprattutto dopo l’accordo degli Stati Uniti con l’Iran, e si preparano a una possibile guerra aperta con l’Iran.

A diminuire i timori di Israele potrebbe intervenire il possibile riavvicinamento della Turchia. Alleati di fatto per decenni durante la Guerra Fredda, i due paesi si sono scontrati per il sostegno turco ad Hamas degli ultimi dieci anni, che ha raggiunto un livello eclatante nel 2010, con il caso della ‘flotilla’ che tentò di forzare, con grande risonanza mediatica, il blocco navale attorno a Gaza. Ma atteggiarsi a grande sostenitore dei Fratelli Musulmani nel mondo arabo ha portato la Turchia a perdere le simpatie dell’Egitto di al Sisi e dell’Arabia Saudita, proprio mentre gli USA hanno riaperto le porte all’Iran. Ora la Turchia ha bisogno di un ruolo internazionale più importante per la NATO e per l’Europa e deve guadagnarsi la fiducia di Sauditi ed Egiziani, in un periodo in cui è minacciata dall’alleanza dei Russi e degli Iraniani in Siria. Nell’arco di cinque anni la situazione diplomatica della Turchia in Medio Oriente è stata profondamente stravolta. La politica esplicita di ‘zero conflitti con i vicini’ (eccetto Israele) l’ha invece portata a una situazione di grande tensione con tutti i vicini, per motivi diversi, eccetto il Qatar. La Turchia ha interesse a schierarsi con gli altri stati sunniti della regione, che non vogliono certamente tensioni con Israele in questo periodo, perché Israele protegge anche loro dai gruppi armati e sobillati dall’Iran in Siria, in Libano, in Yemen.

Il riavvicinamento fra Israele e Turchia è nell’aria, sia per l’interesse comune a sorvegliare i cieli del Medio Oriente e a scambiarsi dati di intelligence, sia per l’interesse comune allo sfruttamento pacifico dei giacimenti di gas nel mare fra Israele e Cipro, non lontano dalle coste della Turchia. Difficilmente i due paesi torneranno alla stretta collaborazione passata, per lo stigma che nel mondo islamico è stato lungamente costruito attorno a Israele, ma un certo riavvicinamento è dettato dalla necessità, e potrebbe indurre anche il Qatar a ridurre il livello di supporto ad Hamas a Gaza. 

La Turchia ha interesse a schierarsi con gli altri stati sunniti della regione, che non vogliono tensioni con Israele in questo periodo, perché Israele protegge anche loro dai gruppi armati sobillati dall’Iran in Siria, in Libano, in Yemen.

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