La Commissione Europea ha approvato a inizio marzo 2016 il progetto TAP, Trans Adriatic Pipeline (immagine a lato), cioè la costruzione di un gasdotto fra la Grecia e l’Italia, che comporta l’investimento di 5.6 miliardi di euro, di cui 2.3 miliardi in Grecia. Ora il progetto potrà godere di sovvenzioni europee.
Il TAP è la porzione europea del Southern Gas Corridor, corridoio meridionale del gas, che dovrebbe collegare l’Unione Europea a nuove fonti di gas, portando il gas dal giacimento di Shah Deniz in Azerbaigian fino al sud dell’Italia, attraverso la Turchia e la Grecia, raggiungendo una capacità massima di 20 miliardi di metri cubi l’anno. Per la sua realizzazione è essenziale che i Curdi non si oppongano al transito del gasdotto attraverso la regione da loro abitata in Turchia. Nella stessa regione è già in funzione il gasdotto Trans Anatolico che porta il gas dall’Azerbaigian e dalla Russia fino al Bosforo (mappa a lato), che però ha bisogno di essere raddoppiato.
Al momento attuale al consorzio per la costruzione del TAP partecipano:
al 20% la SOCAR, azienda statale azera;
al 20% la SNAM italiana, partecipata dell’ENI;
al 20% l’anglo-olandese BP;
al 19% la società belga Fluxys, in cui ha una partecipazioni lo stato francese;
al 16% la società Enagas, in cui ha una partecipazione lo stato spagnolo;
al 5% la società statale svizzera Axpo.
L’Unione Europea non ha invece approvato il progetto russo South Stream, che avrebbe dovuto portare il gas russo in Bulgaria e al Bosforo attraverso una conduttura sotto al Mar Nero. Di conseguenza la Russia ha dovuto cancellare il progetto, con grande rammarico di noi Italiani.
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