Unione Europea e sicurezza interna

30/03/2016

In seguito agli attacchi terroristici a Bruxelles i governi europei hanno nuovamente invocato una maggiore cooperazione tra gli stati membri in materia di sicurezza. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha proposto la creazione di una “unità di sicurezza” per combattere il terrorismo a livello europeo. Alcune agenzie europee − come Europol, Frontex o Eurojust − lavorano già nel campo della sicurezza, ma soltanto con compiti di coordinamento logistico degli sforzi dei singoli stati: hanno poco personale, poche risorse, pochi compiti specifici.

I singoli stati membri hanno priorità, risorse ed esperienze diverse nella lotta al crimine e al terrorismo internazionale. Devono però far fronte a un contesto in cui la persone possono spostarsi liberamente da un paese all’altro, al contrario dell’intelligence e della polizia. Il Ministro degli Interni tedesco ha ammesso che gli stati europei non sono disposti a condividere le informazioni, hanno banche dati separate e non comunicanti. È più facile che gli stati europei rinuncino alla sovranità su questioni come il commercio o il mercato del lavoro che sulla sicurezza nazionale. Non a caso i trattati europei stabiliscono che le decisioni relative all’unione monetaria o alla zona di libero scambio siano prese a maggioranza qualificata, mentre le questioni di sicurezza o di politica estera sono decise all’unanimità, fornendo così a ogni stato membro il potere di veto. Ma un’epoca in cui i pericoli sono globali – dal terrorismo alla competizione commerciale – richiede reazioni globali. Costruire una sorta di FBI europeo richiederebbe una modifica dei trattati, decisione che gli stati membri difficilmente prenderanno, dati i sentimenti nazionalisti che stanno rinascendo in molti paesi europei.

L’UE è a un bivio perché una maggiore integrazione tra gli stati membri richiederebbe di rinunciare a prerogative troppo importanti per i singoli stati. Le attuali emergenze (terrorismo, crisi economica, migrazioni) stanno solo esacerbando una frammentazione politica già esistente. Tuttavia, non è impossibile ipotizzare una maggiore cooperazione in materia di sicurezza. Probabilmente nei prossimi mesi agenzie come Frontex ed Europol riceveranno più risorse e in Europa si discuteranno piani per rafforzare le frontiere e i controlli lungo le coste. La Commissione cercherà di migliorare la condivisione delle informazioni di intelligence e di incrementare le misure di sicurezza negli aeroporti. Si tratta di misure limitate, non sufficienti per dare all’Unione una politica di sicurezza comune e coerente, ma sarà comunque un piccolo passo in avanti. 

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