Il Kurdistan iracheno è una regione autonoma ricca di petrolio, ma non ha sbocchi al mare per poterlo esportare. Per questo non può rendersi del tutto indipendente dal governo di Bagdad, che controlla l’accesso al Golfo, e come alternativa deve poter contare su accordi con la Turchia o con l’Iran. Per questo sino ad ora il governo regionale curdo ha mantenuto la sudditanza politica nei confronti di Bagdad ma, appena l’ISIS ha messo le mani su parte degli oleodotti interni iracheni, è ricorso ad accordi con la Turchia per esportare il proprio petrolio tramite gli oleodotti turchi. Ora però si è fatto avanti l’Iran, che da anni propone ai Curdi un accordo, sino ad ora mai concluso perché le sanzioni lo rendevano poco conveniente. I Curdi hanno bisogno di un’alternativa alla Turchia, che pone condizioni politiche pesanti, perché richiede che i Curdi iracheni non diano sostegno alle richieste di indipendenza dei Curdi né in Turchia né in Siria.
L’accordo con l’Iran pare vicino. I giacimenti di petrolio in Iran sono tutti al sud, perciò l’Iran può usare il petrolio curdo per servire direttamente le regioni del nord, senza aggravio di costi, e utilizzare il proprio petrolio soltanto per le regioni del sud e per l’esportazione. Così l’Iran rafforzerebbe i legami con il confinante Kurdistan a spese della Turchia, che è in competizione con l’Iran per l’egemonia sulla regione, senza aggravio di costi. Il Kurdistan iracheno si renderebbe più autonomo sia dalla Turchia sia da Bagdad, potendo spostare il gioco su tre tavoli anziché due, a seconda del mutare delle circostanze.
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