Applicando tassi di interesse negativi sui depositi e tasso zero sui prestiti alle banche, garantiti da titoli, la Banca Centrale Europea sta cercando di produrre con strumenti tecnici quella solidarietà finanziaria fra stati dell’Eurozona che la politica non riesce a ottenere dai cittadini elettori. Ecco come.
- Alcuni stati dell’Eurozona, soprattutto Grecia e Italia, hanno un debito pubblico enorme, che non sanno come ripagare, perché l’economia è in crisi e le tasse pagate dai cittadini sono già troppo alte.
- Anche le banche di molti stati dell’Eurozona sono in difficoltà perché hanno imprestato denaro a clienti che non sono in grado di restituirlo, dunque hanno bisogno di guadagnare denaro per rifarsi, ma le cattive condizioni di un’economia ristagnante non glielo permettono.
Qui entra in gioco la BCE: impresta a tasso zero quantità quasi illimitata di denaro alle banche e in garanzia accetta i titoli di stato (o di alcune società private, quali le assicurazioni). Con il denaro preso gratuitamente a prestito dalla BCE le banche (che se hanno rilevanza sistemica sono ormai sotto il controllo della BCE, non più soltanto delle banche centrali dei singoli stati) acquistano titoli di stato emessi dai loro stati nazionali in difficoltà e li depositano come garanzia presso la BCE, per avere altro denaro. Gli stati pagano interessi molto bassi, anche soltanto dello 0.20%, ma è uno 0,20% di utile netto e certo per le banche. Così gli stati si rifinanziano a costi molto bassi, le banche guadagnano e rimpolpano i loro capitali depauperati; anche se l’economia ristagna, stati e banche migliorano la loro condizione. Anche i risparmiatori privati sono spinti a investire anziché tenere il denaro in giacenza, perché i tassi sui depositi sono negativi, cioè i risparmiatori debbono pagare per tenere i loro soldi in banca!
Con questo sistema il debito pubblico dell’Italia o della Grecia non sparisce: prima o poi andrà ripagato. Ma la decisione della BCE è un modo per prendere tempo, tenere in piedi gli stati e ricapitalizzare le banche in attesa di tempi migliori, che verranno davvero soltanto se funzionerà il fiscal compact, cioè se nel frattempo gli stati troppo indebitati metteranno ordine nei loro bilanci, nelle loro amministrazioni e nei loro sistemi fiscali e inizieranno a ridurre davvero il debito pubblico totale.
Chi è danneggiato da questo sistema? Chi ha risparmi da investire, perché gli investimenti non rendono quasi nulla, pur rimanendo esposti ai rischi di mercato. Perciò ne sono danneggiati in quantità maggiore i risparmiatori dei paesi ‘virtuosi’, ricchi e ben amministrati come la Germania, che vedono erosi i loro risparmi per ‘colpa’ degli spreconi.
I Tedeschi protestano, ma per ora non sono intervenuti con grande determinazione, non stanno agitando l’opinione pubblica interna su questo argomento. Se le proteste dei Tedeschi continueranno a rimanere più formali che sostanziali, significa che le élites tedesche accettano implicitamente di pagare il prezzo per salvare l’unione monetaria e mantenere un minimo di coesione fra i paesi europei, purché la loro opinione pubblica non si ribelli votando per partiti estremisti.
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