I combattimenti in Siria sembrano in stallo, in attesa che finiscano gli incontri diplomatici a Ginevra. Tutte le parti approfittano della pausa per rafforzare le proprie posizioni. L’ISIS cerca nuovamente di prendere Aleppo, ma la Russia e Assad lo stanno respingendo, anche bombardando crudelmente la città.
Hezbollah, la milizia libanese finanziata e armata dall’Iran, che aiuta Assad a mantenere il controllo del territorio a nord-ovest di Damasco, sta attrezzando e rinforzando un grande campo militare a Qusair (vedi mappa), cittadina siriana al confine con il Libano, a ovest di Homs. Secondo indiscrezioni fatte trapelare da Hezbollah stesso, ospiterà stabilmente una fabbrica di munizioni, artiglieria pesante e missili iraniani, oltre a un grande contingente di uomini.
Nel frattempo l’Arabia Saudita cerca di ottenere il controllo dello stretto di Tiran e di rafforzare l’alleanza strategica con l’Egitto (vedasi L’Egitto cede due isolotti sperando in grandi investimenti sauditi). Egitto e Arabia Saudita, così come la Giordania, hanno un comune interesse a porre fine alla guerra in Siria, ma non vogliono veder vincere né Assad, che è sostenuto dall’Iran, né i gruppi appartenenti ai Fratelli Musulmani, di ideologia rivoluzionaria.
La Turchia, che in Siria si sente minacciata e umiliata dalla Russia, subisce frequenti attacchi terroristici sul suo territorio e corre il rischio di ribellioni da parte dei Curdi al suo interno, ma non vuole che rimanga al potere Assad, sta tentando di riguadagnare visibilità e prestigio in tutto il Medio Oriente proprio sostenendo i Fratelli Musulmani − invisi ai paesi vicini − e facendosi paladina di Hamas (anche loro Fratelli Musulmani) a Gaza. Per riprendere rapporti diplomatici con Israele la Turchia chiede infatti che venga costruito a Gaza il grande porto già ipotizzato nel 2006, ma mai costruito. Il porto sarebbe costruito a una certa distanza dalla costa, su piattaforme in mezzo al mare, collegate alla terraferma da un grande ponte. I Turchi vorrebbero costruire e attrezzare il porto e il ponte tramite le loro aziende, quindi gestire il porto e garantirne la sicurezza per conto della comunità internazionale. Israele non si è opposto a priori, ma per ora sono soltanto parole, studiate per dare l’immagine di una Turchia attiva e forte, che si erge in difesa dei deboli.
La sorveglianza con droni e satelliti ha anche mostrato che le milizie ribelli ad Assad hanno un gran numero di MANPADS FN-6, lanciarazzi portabili a spalla di fabbricazione cinese, che fino a 15 giorni fa non c’erano. Non si sa come e da chi siano stati consegnati, né da chi siano stati pagati.
(fonte: Stratfor)
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