Epurazioni in Cina: il caso di Hebei

28/04/2016

Zhang Yue, capo del Comitato per gli Affari Economici e Politici della provincia cinese di Hebei, è sotto indagine per corruzione. La campagna anti-corruzione lanciata e perseguita con determinazione dal presidente Xi JinPing sin dall’inizio del suo mandato è volta ad esautorare e sostituire i politici locali che ostacolano la politica economica e sociale perseguita dal governo centrale. Zhang è accusato di aver usato la sua posizione di capo dell’apparato di polizia e di giustizia per far arrestare e condannare suoi concorrenti, o concorrenti dei suoi amici in campo economico.

La provincia di Hebei si estende ad anello attorno a Pechino, ha 74 milioni di abitanti, è il maggior produttore di acciaio al mondo (188 milioni di tonnellate nel 2015 - il secondo produttore a mondo è il Giappone con 110 milioni di tonnellate). L’industria dell’acciaio è una delle industrie di base che in Cina appartengono ancora totalmente allo stato e sono perennemente in perdita, ma forniscono materie prime a prezzo basso alle aziende manifatturiere. È anche attraverso queste industrie di stato che le centinaia di migliaia di industrie private o semi private che producono beni di consumo in Cina riescono ad essere altamente competitive: non soltanto hanno bassi costi di manodopera, ma hanno anche materie prime ed energia a prezzi inferiori a quelli del mercato globale. Ora però questo modello di sviluppo sta entrando in crisi, deve essere riformato. La Cina di Xi deve riuscire a operare, senza troppe scosse economiche sociali e politiche, la transizione ad una economia non sussidiata, che si basi di più sui consumi interni e meno sulle esportazioni a basso costo. Il governo cinese vuole operare in cinque anni questa trasformazione del modello produttivo, che nelle economie di mercato richiederebbe 20 anni. La transizione richiede di distruggere volutamente parti dell’economia, a iniziare dalle industrie di stato che producono in perdita materie prime, e sviluppare altri tipi di attività economica. Nel programma del governo centrale cinese entro il 2020 la produzione di acciaio della Cina deve diminuire di circa l’8%, il che significa licenziare oltre un milione di lavoratori del settore dell’acciaio. Nella sola provincia dell’Hebei dovrebbero venir chiuse 240 acciaierie, che sono la fonte principale di impiego nelle cittadine in cui sorgono. Per questo già negli scorsi mesi sono scoppiati disordini locali, proteste e scioperi. Il governo centrale ha stanziato 15 milioni di dollari per iniziative di soccorso ai lavoratori licenziati e alle loro famiglie nel corso del 2016, ma il governo locale non lo ha fatto sapere alla popolazione e non ha iniziato ad impiegare questi fondi.

Il governo centrale vuole evidentemente togliere di mezzo i governanti locali che boicottano direttamente o indirettamente la politica del governo centrale e lo fa accusandoli di corruzione. L’accusa di corruzione è sempre facile da provare in qualunque luogo del mondo in cui una burocrazia politica gestisca da decenni risorse di enorme valore. Anche nella regione del Liaoning è in corso una indagine per corruzione sul Comitato per gli Affari Politici e Legali. L’epurazione dei politici locali che si oppongono alle politiche economiche centrali sta avvenendo un po’ ovunque in Cina. Xi non può correre il rischio di lasciar crescere l’opposizione in qualche settore del Partito, né disordini o proteste fra la popolazione. 

Il governo centrale vuole evidentemente togliere di mezzo i governanti locali che boicottano direttamente o indirettamente la politica del governo centrale e lo fa accusandoli di corruzione. L’accusa di corruzione è sempre facile da provare in qualunque luogo del mondo in cui una burocrazia politica gestisca da decenni risorse di enorme valore.

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