In Kuwait si sono aperte le trattative diplomatiche fra il governo yemenita ed i ribelli Houthi, dopo il cessate-il-fuoco concordato lo scorso 10 aprile, che ha soltanto ridotto gli scontri sul terreno, senza fermarli. Gli Houthi hanno dovuto accettare trattative perché la potenza di fuoco dell’Arabia Saudita, che appoggia il governo ufficiale del presidente Abd Rabboh Mansour Hadi, è insostenibile. Ma questo non significa che gli Houthi rinuncino all’indipendenza, o almeno a una grande autonomia. AQAP (al Quaeda nella Penisola Arabica), che combatte per sé e non per le parti ufficialmente in guerra, si è rafforzata durante la guerra civile, conquistando addirittura la città di Mukalla. Anche l’ISIS ha fatto proseliti armati. Ora i Sauditi hanno ricevuto dagli USA la promessa di una maggiore sorveglianza dei cieli per contrastare sia i movimenti di AQIM, sia quelli dell’ISIS, sia la consegna di nuove armi ai due gruppi.
La conquista del sostegno della popolazione sunnita – cioè dei non Houti – è costosa: AQAP riempie di denaro i medici ed i paramedici perché si prendano cura dei suoi feriti, li nascondano e non li consegnino ai governativi; l’Arabia Saudita ha promesso più aiuti umanitari per gli Yemeniti fedeli al governo.
Le trattative porteranno a una sospensione temporanea del conflitto, che presto riprenderà, perché lo Yemen è sempre stato instabile, diviso in fazioni sempre ponte a riprendere le armi.
I vostri commenti
Per questo articolo non sono presenti commenti.
Lascia un commento
Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!
Accedi
Non sei ancora registrato?
Registrati