Lo Stato Islamico sta estendendo le sue cellule nel mondo. Ora ha di mira il Bangladesh, come si legge nel numero di aprile della rivista islamista Dabiq. Il capo dello Stato Islamico in Bangladesh, Abu Ibrahim al-Hanif, nell’intervista elenca gli obbiettivi degli attacchi: missionari cristiani, personalità induiste, gruppi sciiti e stranieri in generale – poi l’esercito ed eventualmente altri gruppi islamisti rivali. Al Hanif spiega che il Bangladesh è di importanza strategica per attaccare successivamente l’India e il Myanmar; inoltre il governo del Paese deve essere ‘punito’ perché fornisce decine di migliaia di soldati alle missioni di peacekeeping dell’ONU nei paesi islamici, e l’ONU è considerato una istituzione cristiana e nemica.
Dallo scorso settembre lo Stato Islamico ha compiuto sette attacchi in Bangladesh, fra cui la recente uccisione a colpi di machete, alla fermata dell’autobus, di Rezaul Karim Siddique, professore di inglese.
Il Bangladesh è uno dei grandi centri mondiali di produzione di tessuti per l’esportazione, perciò gli interessi stranieri che i jihadisti possono colpire sono numerosi.
In Bangladesh esistono già gruppi jihadisti locali, che lo Stato islamico sta cercando di attrarre sotto le proprie bandiere offrendo aiuti logistici ed economici, come sempre fa anche negli altri paesi. Il maggiore rivale jihadista dello Stato Islamico in Bangladesh è al Qaeda, attivo da anni nella capitale Dhaka. Un altro è Jamaat-e-Islami, sorto localmente 15 anni fa. Per guadagnar simpatizzanti lo Stato Islamico dovrà compiere attentati più clamorosi, dimostrare di essere più aggressivo e più forte degli altri jihadisti.
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