L’ISIS può essere sintetizzato in tre aspetti: estrema ferocia, tanto petrolio e migliaia di pick-up.
La chiave è il petrolio, sia perché gli esperti calcolano che il contrabbando del petrolio porti all’ISIS circa 20 milioni di dollari al mese, sia perché è indispensabile per rifornire le migliaia di pick-up su cui i miliziani si spostano e combattono. Finché l’ISIS controlla giacimenti di petrolio, non è possibile sconfiggerlo. Perciò gli Americani cercano da mesi di distruggere i loro impianti per estrarre e produrre petrolio con attacchi mirati, tramite droni e razzi.
La cosa però è difficile per due motivi:
- gli impianti sono semplici, facili da costruire e ricostruire in pochissimo tempo, come si vede nella foto a fianco, presa da un satellite;
- l’ISIS non usa i propri miliziani per l’estrazione e il contrabbando, ma fa fare il lavoro alla popolazione locale. In questo modo la popolazione è ostaggio dell’ISIS, ma la sua sopravvivenza è legata alla produzione e alla vendita del petrolio per l’ISIS, e a morire sotto i razzi non sono i miliziani dell’ISIS ma è la popolazione locale.
Risultati migliori produce bombardare le autocisterne che trasportano il petrolio, sia perché si crea danno uccidendo meno persone, sia perché rimpiazzare decine o centinaia di autocisterne è più difficile che ripristinare le semplici attrezzature di estrazione.
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