I protagonisti sul campo della guerra all’ISIS sono i peshmerga, combattenti curdi affiliati ai diversi partiti degli stati in cui vivono: Iraq, Iran, Siria e Turchia. Le conseguenze dei combattimenti contro lo Stato Islamico peseranno sul futuro dei Curdi: la lotta contro il nemico comune e l’interesse internazionale nei loro confronti stanno risvegliando anche la ribellione dei Curdi Iraniani.
Nell’ultimo decennio i Curdi dell’Iran hanno compiuto soltanto qualche gesto sporadico di insofferenza, ma in questi mesi hanno sferrato attacchi ad avamposti del Corpo delle Guardie della Rivoluzione nel nordovest del paese (mappa a lato). Il contenimento della rivolta curda è stata a lungo una delle priorità delle forze armate iraniane, prima e dopo la presa del potere da parte degli ayatollah. Ora che le varie fazioni curde stanno coordinando le forze – anche se sono ben lontane dall’essere davvero unite – per l’Iran sarà difficile assicurarsi che le rivendicazioni dei Curdi non muovano al conflitto anche altre corpose minoranze interne come i Baluci, gli Azeri o gli Ahwazi (minoranza araba).
In Iran i Curdi sono circa 6 milioni, in gran parte sunniti, divisi in diversi partiti politici, ciascuno associato a gruppi militari e forze paramilitari peshmerga. Come altri gruppi minoritari in Iran, vivono per la maggior parte al di fuori dei centri economici del paese. Nonostante Rouhani abbia assicurato che l’accordo sul nucleare con l’Occidente avrà ricadute positive sull’economia, per i Curdi i benefici non si sono ancora fatti sentire. In un recente viaggio nella provincia di Kermanshah del Kurdistan iraniano, Rouhani ha cercato di mettere a tacere le preoccupazioni dei leader circa le disuguaglianze economiche, promettendo un miliardo di dollari di aiuti. L’intento di ammansire le minoranze è evidente, perché le elezioni si avvicinano e gli episodi di ribellione aumentano.
Che i gruppi armati curdi attacchino le forze armate iraniane non è una novità, ma grazie al ruolo nella lotta allo Stato Islamico i gruppi curdi hanno oggi maggiore unità e rilevanza a livello internazionale. Sperano di poter sfruttare parte dell’aiuto esterno dato loro per combattere l’ISIS per alimentare la lotta per l’autonomia. Paesi come Arabia Saudita e Israele, che hanno interesse a esacerbare le tensioni interne all’Iran per indebolirlo, potrebbero accettare di aiutare i Curdi e si dice che l’Arabia Saudita stia finanziando i gruppi armati curdi attraverso il consolato che ha appena aperto ad Arbil, capitale del Governo Regionale del Kurdistan.
Oltre che avanzare le loro rivendicazioni separatiste, i Curdi Iraniani stanno rafforzando anche le richieste di indipendenza di altre minoranze etniche. Il leader del KDPI (Partito Democratico del Kurdistan Iraniano) ha annunciato che il partito ha intenzione di creare un Congresso delle Nazionalità per un Iran Federale insieme a organizzazioni arabe, azere, baluci, turkmene. Come dimostra la storia del PKK turco, superare le divisioni interne per portare un’offensiva efficace contro uno stato forte non è affatto semplice. Ma se la ribellione continuerà, gli oppositori dell’Iran con ogni probabilità sosterranno la loro causa.
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