Georgia, terra di reclutamento dell’ISIS

02/08/2016

In Georgia l’80% della popolazione è cristiano-ortodossa, ma nella Gola di Pankisi, tra le montagne del Caucaso (mappa a lato), vivono 8000 musulmani sunniti, appartenenti al gruppo etnico Kist. Fino gli inizi degli anni ’90, la regione è stata un esempio di convivenza pacifica tra le religioni, ma le cose sono cambiate quando i separatisti ceceni hanno dichiarato l’indipendenza. I Kist hanno legami culturali molto forti con i gruppi ceceni e ingusci al di là del confine georgiano e allo scoppiare della guerra cecena molti combattenti e rifugiati ceceni giunsero in Georgia, confluirono nelle comunità musulmane della Gola di Pankisi e compirono raid in Cecenia e in altre repubbliche del Caucaso appartenenti alla Federazione Russa. A causa di questo afflusso di musulmani, i cristiani ortodossi iniziarono ad abbandonare le loro case per spostarsi in altre zone del paese.

Con l’arrivo dei Ceceni l’area di Pankisi conobbe una forma d’islam che fino a quel momento le era sconosciuta: il wahabismo. Negli ultimi anni la zona è divenuta per lo Stato Islamico un fertile campo di reclutamento per il jihad in Siria e Iraq. Abu Omar al Shishani (foto a lato), uno dei principali leader militari dello Stato Islamico, ucciso qualche settimana fa, proveniva proprio da questa regione. Nato nel paesino di Birkiani, aveva combattuto come ribelle in Cecenia e contro la Russia nella guerra russo-georgiana del 2008, per poi radicalizzarsi, entrare a far parte dello Stato Islamico e scalarne le gerarchie fino a divenire uno dei consiglieri militari più importanti di Abu Bakr al Baghdadi.

Al Shishani non sarà certo l’ultimo combattente proveniente dalla Gola di Pankisi a morire tra le fila dello Stato Islamico, perché sono molti i giovani partiti da quest’area della Georgia per andare a far la guerra in Siria o in Iraq. Guardando all’economia della regione, la loro scelta non sembra dettata solo dall’aspirazione alla gloria e dal fanatismo religioso, ma anche dalle scarse alternative: internet è l’unico mezzo che offra ai giovani la possibilità di contatto con il mondo esterno e, spesso, è anche la porta d’accesso al jihad transnazionale. Gli abitanti del luogo sostengono che lo Stato Islamico non si limiti a reclutare giovani su internet, ma che mandi anche fisicamente nella regione persone incaricate di reclutarli. Il governo nega e minimizza il numero di Ceceni e di Kist che si sono uniti all’autoproclamato califfato, che stima intorno alle 50 persone. Ma la gente del posto assicura siano almeno 200 i giovani scomparsi per andare a combattere in conflitti lontani dalla loro isolata valle.

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