Il recente incontro fra Putin ed Erdogan non ha cambiato le carte in tavola. I rapporti fra Turchia e Russia sono tornati al livello antecedente l’abbattimento dell’aereo russo sui cieli di Siria da parte dei Turchi nel 2015. Riprendono gli scambi economici, rimangono le rivalità strategiche di fondo per il controllo del Mar Nero, del Mediterraneo orientale, del Caucaso e del petrolio dell’Asia centrale. La Turchia continua ad aver bisogno del gas russo, la Russia continua ad aver bisogno della disponibilità della Turchia a far passare sul suo territorio il gas destinato all’Europa mediterranea, in alternativa al percorso attraverso l’Ucraina.
In Ucraina proprio in questi giorni si riaccendono le micce. Il 10 agosto (2016) i servizi segreti russi hanno dichiarato di aver sventato un attentato terroristico ad Armyanskon in Crimea, organizzato dai servizi segreti ucraini. Il governo ucraino nega le accuse. La Russia sta aumentando la presenza di truppe e mezzi corazzati, elicotteri e droni a nord della Crimea, lungo il confine ucraino. Il conflitto sta per riaccendersi? Pare strano, se è vero che la Russia vuole la distensione con l’Europa per ottenere la revoca delle sanzioni. Ma potrebbe anche essere una manovra ardita per sfidare l’Unione Europea, creare una forte tensione fra i Paesi europei interessati alla cooperazione con la Russia per porre termine al conflitto in Siria, cercare una soluzione comune per la Libia e far cessare il flusso di profughi che cercano rifugio in Europa, e i Paesi che temono il rafforzamento dell’egemonia russa e la vogliono contrastare. Forse Putin ritiene che usare l’Ucraina per aumentare la pressione sull’Europa in questo momento possa portare a una sua rapida frantumazione politica? O forse si tratta di manovre di posizionamento, in vista di un possibile accordo di fondo sull’Ucraina, che pare essere l’ultimo progetto che Obama intende portare a termine prima della fine della sua presidenza.
Il dialogo diplomatico fra la Russia e gli USA è stato molto intenso negli ultimi mesi, anche se condotto per lo più dietro le quinte. Entrambi i paesi hanno l’interesse comune di trovare una soluzione per la Siria che possa stabilizzare in modo duraturo la regione, ma finché non si decide sul terreno la battaglia di Aleppo non è possibile proporre soluzioni concrete. La sorte di Aleppo – la vita o la morte di centinaia di migliaia di disgraziati cittadini di Aleppo − influenzerà in modo decisivo il futuro assetto della regione, il destino dei Curdi, l’equilibrio fra sciiti e Sauditi, il ruolo internazionale della Turchia. Nel frattempo Putin, Erdogan e gli USA rivedono e rinsaldano le proprie posizioni. E l’Europa? L’Europa non c’è, non ha una politica neppure per affrontare i conflitti sulla soglia di casa.
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