Il protagonista del romanzo di Joseph Joffo è un ragazzino ebreo di dieci anni che, grazie alla sua astuzia e alla sua vitalità, riesce a scampare alle persecuzioni cui è sottoposto nella Francia occupata. Il tono è molto lieve, a tratti allegro, ma non a discapito della descrizione delle difficoltà che il protagonista e il fratello devono affrontare.
Ne viene fuori un bel romanzo di formazione e di avventura, un inno alla vita adatto a ragazzi delle medie e delle ultime classi delle elementari.
Alcuni estratti:
“Maurice mi guarda. «Non piangere, l’avrai anche tu la tua medaglia». Certo che l’avrò, tutto il quartiere l’avrà. Stamattina quando la gente uscirà sarà primavera in pieno inverno, una fioritura spontanea: ognuno ha il suo grande fiore all’occhiello. Una volta che lo si ha, non si può fare molto: non si entra nei cinema e neppure nei treni, forse non si avrà nemmeno il diritto di giocare con le biglie, forse non si avrà più il diritto di andare a scuola. Questa, come legge razziale, non sarebbe neanche male”.
[…] “Ma cosa sta succedendo? Ero un bambino io, con delle biglie, delle manate, delle corse, dei giocattoli, delle lezioni da studiare, papà era parrucchiere, i miei fratelli pure, la mamma cucinava, alla domenica papà ci portava a Longchamp a vedere i ronzini e prendere aria, durante la settimana andavamo a scuola, ecco tutto, e improvvisamente mi appiccicano qualche centimetro quadrato di stoffa e divento ebreo. Ebreo. Cosa vuol dire, in primo luogo? Che cos’è un ebreo? […]«Hai visto il suo naso? » […]«Cos’ha il mio naso? Non è lo stesso di ieri?».
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