I droni sono diventati nell’arco di pochi anni strumento fondamentale per la difesa e per la guerra. All’inizio li aveva soltanto l’esercito degli USA, ma ora si fabbricano in vari paesi. Il secondo paese più avanzato e più competitivo nella produzione e nella vendita di droni volanti per scopi militari è la Cina. I clienti della Cina sono eserciti di paesi in cui sono rampanti sia la corruzione sia l’ideologia islamista (Nigeria, Pakistan, Arabia Saudita, Egitto, Iraq, Emirati Arabi Uniti), il che rende altamente probabile che in breve tempo le armi trasportate da droni saranno a disposizione di gruppi di terroristi (si veda la tabella a fianco). Gli Stati Uniti hanno venduto i droni per uso militare soltanto all’Italia e all’Inghilterra. La Somalia sostiene di averli, ma non si sa da chi li abbia comperati. Per ora la tecnologia americana è migliore e offre migliori prestazioni, ma presto gli altri paesi potrebbero raggiungere lo stesso livello di affidabilità.
Più di 40 paesi al mondo hanno firmato un accordo di massima sulla regolamentazione della vendita di armi, ma nessuno l’ha ancora tramutato in legge. Altri paesi hanno rifiutato di firmare anche la dichiarazione di massima, fra cui la Russia, Israele, la Cina e il Brasile. L’Unione Europea ha un programma per incentivare la ricerca e la produzione di droni, ma è ancora alle fasi iniziali.
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