Da due anni e mezzo il Libano non ha governo, i vari gruppi etnico-politico-religiosi non riescono a raggiungere il consenso necessario per l’elezione di un presidente. Il Libano è un coacervo di sette e di gruppi, che secondo l’accordo di Taif del 1989, raggiunto dopo quindici anni di guerra civile, debbono gestire il potere in modo condiviso, eleggendo Presidente un cristiano maronita, Capo del Governo un islamico sunnita, Portavoce del Parlamento un islamico sciita. In realtà da decenni il paese è diventato un’appendice politica della Siria, che esercita il controllo tramite Hezbollah, partito islamista sciita dotato di una grande milizia armata e addestrata dai Siriani e dagli Iraniani. Hezbollah a volte stringe alleanze tattiche per nominare il Presidente e il Capo del governo, di solito però impone i propri candidati, perché ha un numero di parlamentari sufficiente a impedire la formazione e il funzionamento del governo e usa la milizia per controllare fisicamente il territorio. Quando Hezbollah non riesce a imporre i propri candidati, il Libano rimane senza governo.
Nel 2005 Hezbollah assassinò l’ex presidente (sunnita) Rafik Hariri, sostenuto dai Sauditi a livello regionale, che voleva il disarmo delle milizie, dunque di Hezbollah. Nel 2006 Hezbollah raggiunse un accordo con Michel Aoun, un eminente cristiano maronita, e da allora sciiti e cristiani, aspri nemici durante la guerra civile, si ravvicinarono. Il figlio di Rafik Hariri, Saad, da anni cerca di formare un governo con il sostegno dei maroniti, senza successo. Ora la sua ditta di costruzioni è fallita, la sua base economica e politica vacilla, i Sauditi hanno preso le distanze e fra i sunniti si è fatto avanti un altro politico, Ashraf Rifi. Saad però sta facendo un estremo tentativo, un accordo con Michel Aoun, che indirettamente gli ottenga il sostegno degli Hezbollah. Mediatori nella ricerca dell’accordo sono i Francesi. Il 31 ottobre il Parlamento libanese tenterà per la 46° volta consecutiva di eleggere un Presidente. L’evento è al centro dell’attenzione delle cancellerie internazionali, perché l’atteggiamento di Hezbollah (che dipende dall’Iran) potrebbe essere indicativo dell’atteggiamento dell’Iran in un possibile futuro negoziato per la sistemazione della Siria e dell’intera regione.
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