In questi anni si è parlato molto dei Curdi, rivelatisi ottimi e determinati combattenti contro terroristi e invasori. Oggi i Curdi godono di grandi simpatie e di buona stampa in Occidente. Molti si augurano che possano presto avere un loro stato nazionale indipendente − che però sarebbe anatema per la Turchia, visto che larga parte della Turchia è territorio abitato da Curdi (mappa a lato). Purtroppo però i Curdi sono sempre stati divisi e sparsi in più stati e parlano anche lingue diverse, perciò sarà difficile che possano e vogliano agire come un solo popolo con interessi e cultura comuni.
Ci sono circa un centinaio di tribù curde in Medio Oriente, che parlano per lo più variazioni locali di due lingue, il Kurmanji e il Sorani, imparentate fra di loro, più o meno al livello cui lo sono le lingue neolatine, ma sufficientemente diverse per non capirsi. A complicare la comunicazione, il Kurmanji − parlato dai Curdi in Turchia, nel nord della Siria e nel nordovest dell’Iraq − viene scritto in caratteri latini, invece il Sorani − che è parlato dai Curdi dell’Iran e dell’est dell’Iraq − è scritto in caratteri arabi.
La lealtà dei Curdi va tradizionalmente alla tribù e alla sua gerarchia tradizionale, non all’insieme delle altre tribù, né allo ‘stato’, concetto che non hanno fatto pienamente proprio. In altri termini, i Curdi non hanno mai sviluppato una cultura nazionale comune, pur non essendo intrisi della cultura nazionale degli stati in cui vivono.
L’unico stato indipendente curdo della storia fu, per un breve periodo, la Repubblica di Mahabad, nell’attuale Iran, creata con l’aiuto dell’Unione Sovietica durante la guerra, che ebbe a capo Mustafà Barzani, padre dell’attuale leader dei Curdi Iracheni. Quando gli aiuti sovietici cessarono, i Curdi di Mahabad preferirono essere riassorbiti nello stato persiano, perché il loro territorio era troppo povero per essere sufficiente alla vita delle tribù.
Oggi la società curda non è molto coesa. Il presidente del Governo Regionale Curdo in Iraq, Barzani, rifiuta di cedere il posto anche se il suo termine è scaduto da lungo tempo; l’economia è allo sfascio per la lunga guerra e le difficoltà a esportare e farsi pagare il petrolio. Esistono due partiti aspramente rivali, che negli anni ’90 si affrontarono addirittura in una lunga e feroce guerra civile.
I Curdi siriani hanno una propria milizia (YPG) indipendente da quelle dei Curdi Iracheni (Peshmerga) e sono molto più simili ai cugini che vivono in Turchia che non a quelli che vivono in Iraq e Iran. YPG e Peshmerga non combattono la stessa guerra con scopi comuni, ma soltanto con scopi locali. I Peshmerga curdo-iracheni hanno ottimi rapporti con la Turchia, hanno persino chiamato truppe turche a combattere sul loro territorio. I Turchi sono invece ostili allo YPG dei Curdi siriani, che simpatizzano con i potenziali ribelli curdi in Turchia. Così i Curdi siriani e i Turchi sono in conflitto lungo la frontiera, mentre i Curdi iracheni e i Turchi sono grandi alleati.
La parola ‘curdo’ fino alla fine del 1700 indicava non una popolazione specifica, ma tutte le numerose tribù nomadi che vagavano sugli altopiani del Grande Medio Oriente. Oggi i Curdi hanno ancora in comune il duro stile di vita sulle alture, ma non si sentono un popolo unico. ‘I Curdi non hanno altri amici che le montagne’ è un vecchio adagio curdo ancora valido oggi: probabilmente nessuno concederà loro un territorio su cui vivere in modo indipendente.
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