Gli attentati terroristici contro le minoranze religiose, come quello dell’11 dicembre 2016 alla cattedrale copta del Cairo, ci paiono prive di scopo, alimentate soltanto da un insensato odio verso persone inermi e pacifiche, immerse nella preghiera. È certamente così per i bassi ranghi che effettuano gli attentati, ma non per chi li pianifica. Lo scopo dei dirigenti, anche nei gruppi terroristici jihadisti, è sempre conquistare il potere dopo aver rovesciato il governo esistente. I terroristi tentano di rovesciare i governi esistenti dopo averli indeboliti sottraendo loro alleati e consensi. Per sottrarre alleati e consensi al governo i terroristi hanno bisogno di un alto grado di tensione fra maggioranza e minoranza. Gli attentati orrendi e gratuiti portano la tensione a livello altissimo e polarizzano gli schieramenti. Il governo, che logicamente è espressione della maggioranza, di fronte ai grandi attentati è costretto a intervenire in difesa della minoranza martirizzata: se non lo fa, sembra d’accordo con i terroristi e perde il sostegno non soltanto dell’opinione pubblica moderata ma anche della comunità internazionale. Se invece di fronte agli attentati esprime solidarietà alla minoranza, si inimica la parte più estremista della propria maggioranza. Nell’uno o nell’altro caso perde consensi. Senza contare le conseguenze economiche negative (perdita di turisti, sfiducia degli investitori), che alimentano scontento e fanno perdere altro consenso a chi governa.
È un metodo astuto, difficile da contrastare. Prendiamo a esempio gli attacchi terroristici dei gruppi jihadisti islamici in Francia: se il governo sostiene che non sono legati all’islam ma si tratta di un esiguo gruppetto di radicali folli, perde il sostegno di parte dei Francesi che si sentono in pericolo, sanno bene che gli attentati vengono compiuti in nome dell’islam e non capiscono perché non bisogna dirlo e non bisogna prendere provvedimenti per la sorveglianza speciale dei musulmani. Se il governo adottasse provvedimenti discriminatori verso i musulmani sottoponendoli a sorveglianza aggiuntiva in quanto tali, si inimicherebbe quasi tutti i musulmani francesi, che sono tanti. Qualunque sia la reazione del governo agli attentati terroristici, la conseguenza è la perdita di consensi presso l’uno o l’altro dei segmenti di popolazione.
Se in uno stato a maggioranza islamica ci sono grosse minoranze cristiane o ebraiche o di altra religione, i jihadisti iniziano attaccando i non-islamici, ma poi passano a compiere attentati frequenti e sanguinosi contro gli islamici di diversa denominazione o setta, al fine di provocare una guerra civile di vasta portata, nella quale vedono la possibilità di conquistare il potere.
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