Non sappiamo davvero che politiche adotterà Trump, tanto meno quali riuscirà a implementare con qualche successo, ma sappiamo che ha già posto fine ad alcune finzioni verbali consolidate, alla negazione politica di alcune realtà, e che questo è un gesto liberatorio, che forse ci permetterà di ripensare i problemi, partendo da realtà correttamente definite:
- ha detto che c’è un governo indipendente a Taiwan (dalla fine della Seconda Guerra Mondiale!), invece di proseguire con la finzione politica che esista un solo stato cinese;
- ha detto che Gerusalemme è la capitale di Israele (lo è dal 1980) anziché proseguire nella finzione diplomatica che sia a Tel Aviv;
- ha detto che il jihadismo ha base religiosa, anziché negare contro ogni ovvia evidenza i legami fra jihadismo e islam;
- ha detto che la globalizzazione dell’economia può avere anche conseguenze negative, non soltanto positive;
- ha detto che non esistono prove scientifiche davvero attendibili del fatto che siano le emissioni umane di anidride carbonica a provocare il buco nell’ozono e il riscaldamento dell’atmosfera;
- ha detto che la Russia dopo la caduta dell’Unione Sovietica non è più una minaccia strategica, è soltanto una potenza regionale da tener d’occhio, ma non necessariamente ostile;
- ha detto che gli USA non hanno né il dovere né il potere di provvedere alla difesa dell’Europa e del Medio Oriente (cosa ormai ovvia) e che gli Europei debbono provvedere alla propria difesa.
Ce n’è abbastanza per rimettere in moto i cervelli? Guardare la realtà anziché negarla è il presupposto necessario per poterla affrontare con qualche successo.
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