La Polonia è da anni parte integrante del sistema di produzione tedesco: le aziende tedesche vi hanno aperto fabbriche e hanno costruito infrastrutture, in larga parte finanziate dall’Unione Europea. Il 47,4% del PIL polacco del 2015 era costituito da esportazioni. Negli ultimi cinque anni il PIL polacco è cresciuto del 21% − molto più del resto d’Europa. Ma la diminuzione di richiesta globale fa diminuire l’export tedesco e anche quello polacco. Benché abbia il PIL ancora in crescita, la Polonia sa che a trainare la crescita futura non sarà – almeno per alcuni anni – l’Europa, perciò sta cercando di aumentare i rapporti commerciali con gli USA. Gli USA sono anche cruciali per quella che la Polonia considera la priorità assoluta per la propria sicurezza: una solida garanzia contro la possibilità di invasioni da est. Per quanto remota sia oggi la possibilità di un’invasione della Polonia da parte della Russia, la storia polacca dice che l’avanzata russa porta inesorabilmente alla fine dell’indipendenza polacca.
La Polonia non si sente più sufficientemente rassicurata dall’appartenenza all’Unione Europea: vede che la priorità di sicurezza per la Francia, la Germania e l’Italia è la questione dell’immigrazione e dei rifugiati, da cui la Polonia vuole essere del tutto esclusa, considerandola al di fuori di ogni suo interesse nazionale. Il nuovo governo polacco ha deciso di non aprire la frontiere agli immigrati, intende invece concentrarsi sul consolidamento del welfare e del mercato interno e sul potenziamento dell’esercito. Ha già provveduto a cambiare una serie di ufficiali al vertice, ha aumentato la spesa militare (oltre il 2,2% del PIL), ha favorito la costituzione di associazioni volontarie di protezione e sorveglianza del territorio, che potranno venir affiancate all’esercito in caso di necessità, ha accettato (o ottenuto) il posizionamento in territorio polacco di una divisione corazzata americana. La Polonia inoltre è il leader del ‘gruppo di Visegrad’, di cui è membro insieme a Repubblica Ceca, Ungheria e Romania, che promuove iniziative economiche, culturali e diplomatiche comuni, soprattutto elabora una linea comune sulle decisioni da prendere in Europa. Il nuovo governo sta anche cercando un cauto avvicinamento alla Bielorussia (tale da non preoccupare la Russia) su questioni commerciali e culturali. L’accanita opposizione della Polonia ha già impedito ad esempio al Nordstream 2, fortemente voluto dalla Russia, di diventare un progetto europeo. Nei prossimi anni l’assertività della Polonia nel contesto regionale ed Europeo non potrà che aumentare.
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