L’accordo con l’Iran sul nucleare è multilaterale, dunque non può essere annullato dall’uscita di un solo stato. Al di là della retorica, il nuovo governo americano non intende riaprire le ostilità con l’Iran, ma vuole utilizzare meglio i suoi punti di forza per indurre l’Iran a una migliore collaborazione. Al di là della retorica, neppure il governo dell’Iran intende davvero riaccendere il conflitto, perché sarebbe contrario ai suoi interessi.
A maggio si terranno le elezioni in Iran e i conservatori cercano di minare la base politica di Rouhani, sostenendo che l’accordo sul nucleare è stato negativo dal punto di vista politico e non ha portato alcun beneficio economico. Ma non è vero: le statistiche dicono che l’economia iraniana nel semestre fra inizio aprile e fine settembre 2016 è cresciuta del 7,4%, grazie alla ripresa delle esportazioni di petrolio. Il settore petrolifero iraniano è cresciuto del 61.3% nel semestre e sta raggiungendo il livello di produzione e di esportazione antecedente l’imposizione delle sanzioni nel 2012. Ovviamente questo rimette l’Iran in condizione di sostenere i propri alleati regionali: il governo iracheno, Assad in Siria, Hezbollah in Libano. Mentre invece l’Arabia Saudita vede stabilmente ridotti i proventi della vendita del petrolio.
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