Il 17 febbraio 2017 si è tenuto a Pechino un seminario sulla sicurezza della Cina, durante il quale il presidente Xi Jinping ha detto che le tre caratteristiche fondamentali del mondo d’oggi sono: la multi-polarità, la globalizzazione dell’economia, la democratizzazione dei rapporti internazionali.
Che il mondo sia multipolare fondamentalmente significa che, a differenza del passato, gli Stati Uniti non sono più la potenza egemone – il che non è del tutto vero. Gli USA sono ancora il paese più potente, ma altri paesi e altre regioni sono cresciute e stanno crescendo dal punto di vista economico e militare così velocemente da pensare di poter contenere e forse un giorno sfidare l’America, prima di tutti la stessa Cina, che negli ultimi anni ha avuto uno sviluppo rapidissimo, grazie al fatto che le istituzioni sovranazionali occidentali ‘democratizzate’ hanno permesso la globalizzazione delle economie e tale globalizzazione ha favorito soprattutto la Cina.
Oggi la Cina vede che la potenza economica e militare russa è in decadenza rispetto ai tempi dell’Unione Sovietica, nonostante l’abile politica di Putin e le prove di forza in Ucraina e in Siria. L’Unione Europea è in crisi, priva di coesione politica e di forza militare. Gli USA sono divisi al loro interno come non mai dopo le ultime elezioni presidenziali e hanno perso la faccia in Medio Oriente, nonostante decenni di impegno militare. È il momento in cui la Cina può e deve agire per portarsi alla pari con le massime potenze di ieri.
Ma la Cina ha ancora da superare grandi difficoltà. La sua economia è cresciuta tanto che è ormai la seconda al mondo dopo quella degli USA, ma dipende ancora in larga misura dalle esportazioni. Se la crescita rallentasse o si arrestasse sarebbe un grandissimo problema, perché ci sono ancora centinaia di milioni di Cinesi poveri che premono sulle strutture sociali ed economiche, vedono l’arricchimento degli altri e lo pretendono anche per sé. Pechino ha bisogno di mantenere aperto l’accesso all’economia globale, oppure rischia ribellioni sociali. Ora paradossalmente è l’Occidente che torna ad auspicare protezione da barriere commerciali, ed è la Cina a non volerle!
Anche l’idea della democratizzazione dei rapporti internazionali contiene un paradosso. Le regole del sistema internazionale (WTO, ONU) sono state create dall’Occidente imperialista nel corso del XX secolo e sono state accettate di mala voglia dalla Cina soltanto da pochi lustri. Ora è la Cina a chiedere una maggiore democratizzazione per diminuire il peso dell’Occidente nei consessi internazionali e aver più spazio per far valere i propri interessi nazionali. La Cina ad esempio vuole togliere al Tribunale dell’Aja e trasferire ad altro consesso più ‘democratico’ la competenza sulle questioni che riguardano i diritti territoriali nel Mar Cinese Meridionale.
Descrivere il mondo d’oggi come multipolare, a economia globalizzata e con rapporti internazionali più democratici è un modo positivo (descriviamo il bicchiere come mezzo pieno anziché mezzo vuoto) di indicare le tre principali difficoltà della Cina ai partecipanti al convegno sulla sicurezza nazionale: la persistente egemonia economica e militare degli USA, la dipendenza dell’economia cinese dall’apertura dei mercati occidentali, la necessità di far valere di più la propria voce nei consessi internazionali.
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