Al recente summit della NATO a Monaco di Baviera (febbraio 2017) gli Stati Uniti hanno riconfermato l’impegno nella NATO, ma hanno chiesto che i paesi europei aumentino i loro finanziamenti. La mappa a fianco mostra quale percentuale del PIL viene dedicata da ogni paese NATO alla difesa: Grecia, Polonia Estonia e Inghilterra sono i paesi europei che spendono di più.
Ma il problema principale della NATO non è la copertura dei costi, bensì la mancanza di un comune obiettivo, di una mission chiara e condivisa. Fino al 1991 l’obiettivo comune era ovvio: contrastare l’espansione del comunismo, contenere l’Unione Sovietica, evitare l’allargamento dei conflitti che scoppiavano occasionalmente fra l’Occidente e il mondo comunista in paesi periferici, dalla Corea al Vietnam all’Afghanistan. Raggiunto l’obiettivo, la NATO ha continuato a sopravvivere perché le organizzazioni internazionali (e anche quelle nazionali, come dimostrano le nostre centinaia di enti inutili), una volta create, tendono a sopravvivere per inerzia ben oltre il limite della loro utilità.
Ma nelle guerre degli ultimi vent’anni, da quella contro l’Iraq per l’invasione del Kuwait a quella attuale contro l’ISIS in Siria, a intervenire non è più stata la NATO in quanto tale, ma una coalizione creata ogni volta ad hoc. I paesi della NATO non hanno più interessi convergenti né in Medio Oriente né in Est Europa. La Turchia, ad esempio, in Siria ha interessi che hanno ben poco a che vedere con quelli della Polonia o della Spagna o degli USA. La NATO non ha più una strategia unificante. È un luogo di incontro già pronto in cui i paesi membri si confrontano sulle crisi in atto, poi ogni paese procede per conto proprio. Non è più un’alleanza, perché le alleanze prevedono un sistema automatico di difesa di qualunque paese membro sia sotto attacco, o in difficoltà. Neppure i paesi NATO che appartengono all’Unione Europea hanno oggi interessi strategici comuni nei confronti della Russia o del Nord Africa o del Medio Oriente.
Al di là della retorica, la NATO non è più un’alleanza funzionante e prima o poi dovrà essere rimpiazzata da nuovi accordi difensivi fra diversi gruppi di paesi con paure e interessi difensivi comuni.
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