A un convegno organizzato alla George Washington University a inizio aprile 2017 esperti di comunicazione, di psicologia dell’estremismo e di antiterrorismo si sono confrontati su come migliorare l’efficacia della guerra al terrorismo islamista. Mentre i successi sono costanti e visibili sul piano militare e su quello dell’intelligence, quelli sul piano ideologico non hanno il successo sperato. Perché?
In primo luogo perché la narrativa jihadista è molto semplice e chiara, a prova di cretino: la soluzione è la sharia, la legge islamica. La sharia è la soluzione a tutto: per i problemi sociali e politici globali e anche per i problemi personali e familiari. Una contro-narrativa anti-islamista dovrebbe essere altrettanto semplice e chiara per essere efficace nei confronti di persone suscettibili di essere radicalizzate, ma qualunque persona psichicamente equilibrata e di normale intelligenza capisce che non esistono soluzioni uniche e semplici a tanti problemi diversi nel mondo reale. Inoltre c’è un problema di fondo: il mondo islamico moderato nel suo complesso, quello che potrebbe e dovrebbe sconfessare i jihadisti, crede nella stessa narrativa, differenziandosi soltanto sul metodo per arrivare a far trionfare la sharia, non sull’obiettivo finale.
La contro-narrativa anti-jihadista potrebbe essere ‘il rispetto della vita è la legge e la soluzione’, ma non si trovano molti enti religiosi né molti governi pronti a utilizzare tale narrativa fino in fondo: tutti basano la propria legittimità sul fatto di rappresentare un certo gruppo e di aderire a un certo tipo di legge, nessuno vuole davvero minare la propria base di legittimità e di potere con un messaggio universalistico che può giustificare ribellioni alle leggi del singolo stato o della singola religione. Inoltre il concetto di ‘rispetto per la vita’ può essere declinato in tante forme diverse, contrastanti fra di loro, perciò richiede capacità personali di riflessione e di valutazione, assunzione di responsabilità morali personali nell’azione, mentre la sharia è una serie di norme codificate che portano direttamente all’azione e le danno giustificazione morale a priori. Chi è propenso alla radicalizzazione non è propenso alla riflessione sulle proprie responsabilità morali.
Non ci resta che rassegnarci all’idea che quella contro il jihadismo sarà una lunga battaglia che dovremo vincere giorno per giorno sul terreno reale, impedendo ai jihadisti di raggiungere il potere e additandoli costantemente alla pubblica riprovazione.
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