Alla base dei conflitti che travagliano il mondo islamico dall’interno c’è l’idea di laicità.
Quando Mustafa Kemal Atatürk fondò la Turchia moderna, si rifece alla cultura europea per creare il primo stato laico del mondo islamico. Non era un’impresa facile, visto che il concetto di laicità era estraneo al mondo islamico. Per mantenere la laicità delle istituzioni le affidò al controllo dell’esercito, che le avrebbe protette dal potere religioso. Oggi però la laicità non regge neppure in Turchia: il mondo islamico è percorso da ondate di islamismo e la Turchia non fa eccezione.
Come mantenere istituzioni laiche in una società islamica che vive un periodo di grande reviviscenza religiosa e rifiuta la laicità, vivendola come eredità del colonialismo? Probabilmente soltanto il dispotismo può evitare che i religiosi e i laici, che esistono anche nel mondo islamico, giungano alla guerra civile.
La laicità poggia sul presupposto che la fede sia una questione privata, intima e familiare, mentre le istituzioni pubbliche sono neutrali rispetto a qualunque fede rappresentata da una qualunque specifica denominazione religiosa. In realtà anche la laicità poggia su di una fede di fondo: la fede in una società giusta, al di là di ogni religione, la fede nell’umanismo. Chi crede che l’Universo abbia un fine divino e che questo fine sia conosciuto e perseguito da una specifica religione, come può confinare la sua fede all’ambito privato? E come può una cultura o una società rimanere unita abolendo la religione dal discorso comune? Queste sono le domande che si pongono i credenti che non hanno fede nell’umanismo.
Chi ha fede nell’umanismo pone al centro la persona e sui diritti della persona costruisce la base morale della società, della legge, della politica. L’umanismo sostituisce la legge divina con il diritto della persona o, meglio, sostiene che i diritti della persona sono l’unica vera e certa legge divina. Essere laici non è impresa facile, dato che ognuno di noi nasce e cresce in una comunità specifica, con cultura e tradizioni specifiche, in una specifica famiglia, in un luogo specifico – ma la laicità richiede di essere autonomi da tutte le specificità della nostra vita e della nostra realtà.
All’inizio i laici hanno percepito il riemergere della religiosità islamica come un rigurgito di arretratezza, poi come un attacco alla libertà. L’idea che la laicità sia moralmente superiore al controllo religioso delle istituzioni non viene affatto capita dai religiosi, va spiegata e dimostrata, altrimenti lo stato laico rischia di essere travolto in molte parti del mondo.
La laicità ha raggiunto grandi risultati attraverso la liberazione della scienza dai vincoli delle fedi rivelate: ha raddoppiato la durata media della vita umana, ha permesso lo sviluppo di sistemi di trasporti e di comunicazione impensati dalle società religiose. Le culture religiose non hanno raggiunto grandi risultati scientifici perché non li hanno cercati: i religiosi credono di conoscere già il significato dell’universo e lo scopo della vita. Perché cercare oltre?
Ma la laicità ha anche portato agli orrori delle ideologie politiche che aspirano a modellare le persone su di uno ‘stampo’ unico, utilizzando gli strumenti della tecnologia più avanzata: fascismo, comunismo, nazismo. La laicità che ha prodotto progresso e libertà è soltanto quella del liberalismo democratico, le altre ideologie politiche laiche si sono dimostrate peggiori di quelle religiose.
La laicità ha bisogno di tolleranza per dimostrare i suoi pregi morali e sociali: se diventa un dogma rigoroso, che non lascia spazio alle specificità delle varie tradizioni, incluse quelle religiose, corre il rischio di perdere la partita.
Istanbul/Costantinopoli è forse il luogo dove laicità e islamismo hanno il confronto più significativo: Costantinopoli vide il trionfo del Cristianesimo per poi diventare la sede del potere politico islamico e quindi del primo e più estremo esperimento di laicità nel mondo islamico. A Istanbul Erdogan sta cercando di far convivere laicità e islamismo tramite l’autoritarismo, per evitare che la società turca si spezzi, probabilmente trascinando alla rovina lo stato turco.
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